Debito pubblico record È l'Italia che non cresce

Nel 2011 passività oltre il 120% del pil Un livello che non si vedeva dal 1996: ecco gli effetti della stagnazione

Debito pubblico record È l'Italia che non cresce

La notizia che il livello del nostro debito pubblico è arrivato nel 2011 al 120,1% del pil ha destato, giustamente, grande sensazione, perché per trovare un valore analogo bisogna andare indietro al 1996, quando fu del 120,9%. Dunque in questi 16 anni, con una sorta di gioco dell’oca, siamo tornati all’epoca delle finanziarie lacrime e sangue, rese necessarie per l’entrata nell’Unione monetaria europea. Invece ora le finanziarie lacrime e sangue le abbiamo dovute subire per superare il rischio di crisi che ha colpito l’euro zona.
Ma nel 2007, poco prima dello scoppio della grande crisi, il nostro rapporto debito-pil era al 103,9 e l’obbiettivo del livello sotto 100 era in vista. Nel giro di quattro anni abbiamo perso tutti i punti che avevamo guadagnato con la lenta discesa effettuata nei dodici anni dal 1996 in poi. La ragione di ciò non è stato il lassismo fiscale, ma la caduta del Pil. Nel 2008 infatti il rapporto deficit-pil è rimasto sotto il 3% al 2,7%, un livello in regola coi patti di Maastricht e di Amsterdam allora vigenti, ma il debito-Pil è balzato al 105,8 con un aumento di quasi due punti in un solo anno. La spiegazione sta nel fatto che il pil del 2008 è diminuito dell’1,7%. Il balzo indietro maggiore del Pil però lo si è avuto nel 2009, in cui esso è caduto di 5 punti. Così il rapporto debito-Pil in un solo anno è peggiorato di ben 10 punti balzando al 115,8 sul pil
Un disastro, non dipendente dall’Italia, ma dalla crisi mondiale, che ha sconquassato anche il bilancio pubblico creando un deficit di 5,4 punti. Nel 2010 il deficit è stato abbassato al 4,6 e si è potuta avere una modesta ripresa del pil dell’1,8%. Attenzione, però: il pil nel biennio precedente era sceso del 6,3. Pertanto questa modesta ripresa lasciava una caduta del 4,5% del Pil, rispetto al 2007. E così nel 2010 il debito pubblico è salito al 119%. Eccoci, ora, al 2011. Con la legge finanziaria del dicembre 2010 si progettava per l’anno seguente un deficit del 4,3 e un rapporto debito-Pil del 119,9%. La crisi del debito che è emersa da metà dell’anno scorso, sino a dicembre, ha comportato, per tamponarla, tre manovre di bilancio per un totale di 100 miliardi. Con tali manovre che spaziavano anche sul triennio 2012-14, Il deficit del 2011 è stato contenuto al 3,9%. Nonostante ciò il debito-Pil del 2011 non è migliorato, ma è peggiorato di 0,2 rispetto alla previsione, portandosi al 120,1.
Come mai si è ridotto il deficit del 2011 ed è aumentato il peso del debito? La spiegazione sta ancora una volta nel pil: si prevedeva una sua crescita di un po’ più dell’1% ed essa, a consuntivo, risulta solo dello 0,4%. Abbassandosi il Pil si alza il rapporto debito-pil. Insomma, da queste cifre un po’ noiose, che ho cercato di riassumere, risulta che la causa delle cause, la causa prima del gioco dell’oca del rapporto debito-Pil sta soprattutto nel denominatore. Cioè va cercata nella variazione del pil, che nella frazione in questione sta sotto (mentre l’ammontare del debito sta sopra, al numeratore). Le manovre correttive e la cattiva congiuntura hanno fatto scemare la crescita del pil del 2011 da +1,2 a +0,4 e così il rapporto debito-pil, quel maledetto peso che ci crea tanti problemi economici, sociali e politici, è peggiorato a quota 120 nonostante i faticosi sforzi per migliorare il bilancio.
Per capire quanto sia importante questo denominatore, del peso del debito pubblico sul prodotto nazionale, si deve tenere presente che anche con quel +0,4 del pil del 2011, comunque il suo livello rimane inferiore a quello del 2007 di ben 4 punti. Se fossimo tornati al pil del 2007, il rapporto debito-pil adesso sarebbe circa 116, non 120. Dunque, dice bene Monti quando dice ai colleghi europei che adesso si deve andare oltre al patto fiscale e fare il patto della crescita.

Ma temo che a Bruxelles siano bravi a fare i patti fiscali: la crescita compete a noi. E perciò domando: serve forse alla crescita il blocco stradale in valle Susa che fa scappare i turisti dalle stazioni alpine della vallata?

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