Contrapporre una bella risata alla nostalgia un po' canaglia per la lira, ma anche per il marco o il fiorino. Mario Draghi si allinea, e non poteva essere altrimenti, alla euro-generation, quella che non ha mai conosciuto le valute nazionali, assieme ai confini un elemento di divisione tra i popoli. È proprio a quei ragazzi, coinvolti nell'iniziativa Generation Euro Students Award, che il presidente della Bce ha rivolto ieri la più classica delle domande retoriche, quelle di cui già si conosce la risposta: «Quando vi parlano di tornare alle monete prima dell'euro che cosa fate? Ridete. E io mi unisco a voi».
Eppure, c'è anche chi non ride, come coloro che vedono nella moneta unica il principale responsabile delle crisi che hanno investito l'Europa nell'ultimo decennio. E sono quelli che più protestano e invocano il ritorno al passato valutario. «I sondaggi - spiega il presidente dell'Eurotower - dimostrano che la maggior parte dei cittadini supporta l'euro, ma poi si sentono anche molte critiche e questo è dovuto al fatto che chi si fa sentire di più è chi non è felice perché chi è felice non deve ribadirlo ogni giorno». Anche se la moneta unica «ci ha portato 20 anni di stabilità dei prezzi» con «successi che sono indiscutibili», da un'indagine della Banca di Francia emerge che la maggioranza è convinta che l'euro abbia portato maggiori vantaggi ad altre nazioni anzichè alla propria. «Siamo dunque al solito adagio dell'erba del vicino...», chiosa il numero uno dell'istituto di Francoforte.
Malgrado la scadenza del mandato sia sempre più vicina (il pas d'adieu sarà a fine ottobre) e da settimane impazzi il toto-successore, l'ex governatore di Bankitalia rivela agli studenti che «Non ho fatto piani di alcun tipo per il futuro, vedremo».
Alla domanda di cosa ricorderà maggiormente del suo mandato, Draghi ha citato in particolare gli eventi del 2012. «Tutti pensavano che l'euro fosse un'esperienza tecnocratica - ha ricordato - quello che quel consiglio e le successive azioni hanno dimostrato è che per prima cosa e principalmente si tratta di un'esperienza politica»
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