Fininvest affila le armi contro Vivendi

Legali al lavoro. Occhi puntati su Mediaset, domani il cda

Fininvest affila le armi contro Vivendi

La galassia Mediaset-Fininvest è al lavoro per potenziare la causa di «manipolazione di mercato» avviata contro il gruppo Vivendi di Vincent Bolloré, dopo la «scalata» al Biscione intrapresa dal finanziere bretone. Se ne saprà di più questa settimana, ma tra le ipotesi sul tavolo del gruppo italiano, oltre al deposito in Procura di nuove memorie legali, c'è la possibilità di chiedere il sequestro del 20% di Mediaset rastrellato da Vivendi per 800 milioni, facendo impennare in Borsa il titolo del gruppo tv del 30% in pochi giorni. In Piazza Affari, si preannuncia quindi un'altra settimana calda per Mediaset, che domani tornerà a riunire il cda: un appuntamento «ordinario» e fissato da tempo ma da cui la Borsa si attende chiarezza su ulteriori contromosse al raid dei francesi. Quella di Bolloré suona infatti come una dichiarazione di guerra verso Fininvest, azionista di riferimento del gruppo tv, che ha già alzato le difese comprando un altro 3,52% di Mediaset per portarsi al 38,26% e al 39,77% sul capitale con diritto di voto, considerando il 3,79% di azioni proprie.

La linea del gruppo della famiglia Berlusconi è comunque netta: nessuna trattativa con Vivendi. A maggior ragione dopo le ultime dichiarazioni di Arnaud de Puyfontaine, ad di Vivendi, che ha cercato di giustificare la scalata con la necessità di tornare al tavolo delle trattative su Premium: in aprile Mediaset e Vivendi avevano stretto un accordo di compravendita vincolante sulla pay-tv, rotto dagli stessi francesi a luglio con un inaspettato voltafaccia che aveva fortemente penalizzato il titolo del Biscione in Piazza Affari, facilitando quindi un'eventuale successiva operazione ostile.

Vivendi aveva lamentato supposti problemi nei conti Premium. Pretesti, nient'altro che pretesti, «campati in aria», ha ribadito sabato Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset. «I fatti sono che avevamo un contratto e non lo hanno rispettato. Adesso dire che quel contratto fosse sbagliato è assurdo, sbagliato su che cosa? Hanno fatto loro le due diligence quindi dovevano accorgersi se c'erano cose che non andavano», ha spiegato Confalonieri. Tanto che anche il nuovo governo si è già schierato in difesa di Mediaset: il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha incontrato de Pouyfontaine. Vivendi accarezza da tempo il progetto di creare una Netflix sud europea, fondata sulla convergenza tra tlc e media e in cui potrebbero confluire oltre a Vivendi (a cui fanno capo, tra l'altro, Canal+, Universal Music Group, Vivendi Village, Dailymotion, Gameloft, Havas) anche Mediaset, Telecom Italia (controllata al 24%) e, forse, Orange. Insomma l'obiettivo di Bollorè fin da subito potrebbe essere stata Mediaset più che la sola Premium, posto che il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi assicura contenuti e quote di mercato importanti sia in Spagna che in Italia.

De Puyfontaine, di fronte all'accusa di avere come fine ultimo la conquista di Mediaset, ha ricordato che Vivendi ha 2,1 miliardi di sola cassa e in merito alla possibilità di lanciare un'Opa non ha rilasciato commenti.

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