All'indomani del duro scontro tra Atlantia e Cassa depositi & prestiti sul dossier per la vendita di Autostrade per l'Italia (Aspi), il governo raccoglie i cocci di un «flop» clamoroso. E si trincera dietro il silenzio: nella serata di ieri il premier Giuseppe Conte avrebbe convocato un vertice ad hoc a Palazzo Chigi con i ministri Roberto Gualtieri (Economia) e Paola De Micheli (Trasporti).
L'operazione annunciata il 15 luglio, e che prevedeva l'ingresso di Cdp in Aspi con un aumento riservato, pare saltata. Nell'accordo non sono stati fissati dettagli fondamentali (quali prezzo e manleva) e Cdp, che tutela il risparmio postale, non può mettere a rischio capitali pubblici. Tanto più che fonti romane riferiscono che nella lettera inviata da Atlantia a Cdp «c'è uno specifico paragrafo in cui è specificato che non ci saranno garanzie sui rischi indiretti legati alla caduta del Ponte Morandi». Sul dossier, quindi, via Goito resta per ora ferma.
Atlantia, che tira dritto sul piano dual track (spin off con quotazione o cessione dell'88%), avrebbe però incassato, nelle ultime ore, il rinnovato interesse di diversi player privati tra cui quello di F2i, il fondo infrastrutturale guidato da Renato Ravanelli che, per primo, si era interessato, mesi fa, al dossier Autostrade. Secondo alcune fonti, «il fondo infrastrutturale avrebbe contattato gli advisor (Bofa, Jp Morgan e Mediobanca) per avere un aggiornamento della situazione a seguito del nuovo percorso di cessione a mercato intrapreso dalla holding» e sarebbe pronto a tornare in pista «formalizzando il proprio interesse già la prossima settimana qualora il coinvolgimento di Cdp venisse definitivamente escluso». Riflessione che in queste ore tiene impegnato l'ad Fabrizio Palermo.
L'ipotesi F21, che tra l'altro ha come azionista della sua Sgr proprio Cdp con il 14%, potrebbe comunque essere ben vista dall'esecutivo che sulla vicenda non sa più come muoversi, e ha le armi del tutto spuntate sulla revoca: il Pd non la vuole e porterebbe a una battaglia legale dalle onerose conseguenze. F2i è, infatti, un investitore italiano, solido con le carte in regola sotto il profilo finanziario per poter risollevare le sorti delle autostrade italiane. Come? In occasione della prima data room pre-Covid si era parlato della possibilità che F2i costituisse un nuovo fondo ad hoc dove far confluire liquidità e anche partecipazioni infrastrutturali già presenti nei veicoli gestiti da F2i. Si starebbero poi interessando al dossier altri player. Oltre ai già noti fondi Kkr, Macquaire (che ha già formalizzato un'offerta per rilevare il 50% di Open Fiber in capo a Enel), e Blackstone, sarebbero in pista anche Toto Holding, malgrado i forti debiti, con il fondo Apollo. E ancora la famiglia piemontese Dogliani (nelle costruzioni con Sis) insieme al fondo londinese Circuitus, l'olandese Pggm, China Merchant, la newyorkese Stone Peack, Australian Super e la società d'investimento Sixt Street. Anche per loro resta la questione della manleva dalle responsabilità indirette legate alla caduta del Ponte Morandi.
Un tema sul quale, anche in caso di vendita privata (senza Cdp, dunque) Atlantia dovrà fare chiarezza trovando una sorta di garanzia intermedia per tutelare, almeno in parte, gli eventuali investitori dai rischi economico-giudiziari connessi alla tragedia ligure che ha obbligato la famiglia Benetton, al passo indietro.
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