l'analisi 2 Alcune (semplici) proposte contro l'Euribor truccato

di Antonio Salvi*

Ci risiamo. Le banche, a quanto pare prevalentemente inglesi, hanno di nuovo fatto le furbe. Si sono fabbricate addosso un tasso interbancario a seconda delle comodità, più basso quando c'era da raccogliere denaro, più elevato quando si trattava di prestarlo. E questo per un bel po'. Qualche piccolo sospetto in realtà era ad alcuni già venuto da tempo, se si considera che, ad esempio, il 27 novembre 2008 l'Euribor a un mese balzò in su di oltre 0,21%, una cosa mai successa nello stesso anno in un periodo di tempo così breve (solo per avere un parametro di riferimento, si consideri che il valore medio delle variazioni giornaliere dello stesso tasso nel 2008 è stato pari a -0,0026%!). Inutile dire che tra i perbenisti vi è così stato un giusto sdegno e una grande levata di scudi contro le banche potenti e cattive. Evviva, un altro buon argomento con cui indignarsi in questi giorni pur così densi di «materia prima». Però, c'è un però: oltre all'indignazione, come fare per risolvere il problema e come sanzionare i comportamenti scorretti? In questo ambito, un po' tutti hanno dato «il meglio» di sé: aumentare la regolamentazione; controllare gli operatori più da vicino; imporre una (nuova) superauthority; emanare sanzioni a ogni pie' sospinto; e via così. Insomma, la solita minestrina di chi ormai ha rinunciato a pensare e ha abdicato il pensiero e l'azione ad altri.
La soluzione adottata, rappresentata essenzialmente da sanzioni, non sembra essere la migliore soluzione: i grandi player del mercato finanziario hanno infatti un pricing power così elevato da poter scaricare agevolmente i costi sulla clientela; bastano pochi incrementi frazionali a tassi e commissioni, di quelli di cui nessuno s'accorge o protesta, per rimediare a tasse o sanzioni per milioni di dollari nel giro di pochi mesi. Allora, per ovviare a questi problemi, lasciatemi lanciare qualche piccola provocazione:
1) prima possibile soluzione al problema: e se invece di aumentare i controlli e fare la voce cattiva, si aumentasse il numero di partecipanti al panel delle banche che suggeriscono quotidianamente il prezzo del Libor (e dell'Euribor)? Invece di scappare dal mercato, forse sarebbe meglio inspessirlo; sarebbe probabilmente un'alternativa da prendere in considerazione se si considera che, a oggi, il numero di banche che partecipa alla formazione di questo tasso è di 43 istituti (di cui solo 4 italiani);
2) seconda possibile soluzione del problema: e se invece del calcolo della media, si calcolasse la mediana dei valori? Tutti quelli che masticano un po' di statistica sanno che con la mediana si toglierebbe di mezzo il problema degli «outlier»: così, se una banca, per proprie convenienze momentanee, dovesse proporre un valore palesemente «fuori mercato» vedrebbe la propria proposta evaporare grazie all'utilizzo della mediana;
3) meccanismo sanzionatorio: qualcuno mi spiega quale sia il vantaggio di erogare multe alle banche? A chi giova? Chi incassa questo denaro e come viene utilizzato? I veri danneggiati, i piccoli mutuatari, in realtà non ne traggono alcun beneficio. E si provasse invece a trovare qualche meccanismo che in qualche modo «retroceda» questi indebiti vantaggi a coloro che nei giorni di alterazione del mercato dei tassi hanno subito un danno? L'idea della retrocessione dei profitti (cd. disgorgement of proceeds) non è nuova, ed e già oggetto di discussione anche nel nostro Paese.

Per potersi concretamente realizzare occorrerebbe, però, una migliore disciplina della class action, che forse in questi casi dovrebbe essere la via principale per poter ottenere un effetto in tale direzione.
*Università Lum «Jean Monnet»

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