L'Authority entra duro: Snam e Terna al tappeto

Il tasso d'interesse cala dal 6,7 al 6%, con un calcolo basato su un'inflazione all'1,5%. A Piazza Affari i titoli perdono, rispettivamente, l'11,3 e il 6,6%

L'Authority entra duro: Snam e Terna al tappeto

L'Authority manda in tilt Snam e Terna in Borsa, trascinando in coda ai listini il settore energetico italiano: da Enel, alle ex municipalizzate. A scatenare un'inattesa pioggia di vendite, in primis su un business - come quello regolato - considerato target d'investimenti a basso rischio e dal rendimento sicuro, è stata la delibera relativa alla remunerazione per lo stoccaggio del gas nel periodo 2015-2018.

Tutto parte dal ruolo strategico di Snam e Terna, che investono nelle reti italiane di energia e gas (stoccaggio, distribuzione e trasmissione). A fronte di questi investimenti, le società si attendono un ritorno sul capitale, stabilito dall'Authority ogni quattro anni. E che si basa sul cosiddetto «wacc», il tasso minimo che un'azienda deve generare come rendimento dei propri investimenti per remunerare i creditori. In questo quadro, l'Authority ha deciso che il tasso scenderà al 6%, dal precedente 6,7%. Ma non è stato tanto questo taglio, peraltro atteso, a mettere in allarme il mercato, quanto piuttosto i criteri utilizzati che potrebbero avere impatti di rilievo su risultati finanziari e dividendi 2015-2016: l'indicazione della remunerazione per un solo anno (scarsa visibilità) e il fatto che questa tariffa si calcoli con un'inflazione congelata all'1,5%.

«Il parametro inflattivo, che fa parte del calcolo del rendimento reale, non trova riscontro in alcuna stima», dice Monica Girardi, di Barclays, prevedendo che questa decisione «avrà l'effetto di bloccare o rallentare pesantemente gli investimenti e la possibilità di ampliare e rafforzare le reti per diversificare le forniture». Per non parlare del fatto che, come nelle rinnovabili, i continui cambi regolatori allontaneranno ancora gli investitori. Di qui, il crollo di Snam (ieri ha perso l'11,3% a 3,82 euro tra gli «alert» degli analisti): per Equita con questi parametri, le stime di eps (utile per azione) di Snam scendono del 18%. Più pessimista Credit Suisse che, come Citi, vede un rischio al ribasso del 30% per gli utili 2016 sia di Snam che di Terna. «La delibera crea incertezza anche sui rendimenti dei business trasporto (3,8% da 6,3%) e distribuzione (4,3% da 6,9%)», aggiunge Equita, raccogliendo la preoccupazione del mercato anche in vista della revisione della remunerazione del 2016 per la trasmissione e la distribuzione. E al fatto che l'effetto della delibera non finisce qui. A cascata, infatti, il provvedimento colpirà anche società come Enel (rischio 7-8% sugli utili) e le ex municipalizzate che gestiscono le reti a livello locale.

Questo perché, secondo l'Authority, non ci possono essere differenze tra gas e settore elettrico (oggi con inflazione allo 0,3%) e le attese sono quindi di un pericoloso allineamento. Per questo inizia a circolare l'ipotesi che le aziende coinvolte possano impugnare la delibera. E la Borsa conta le perdite: Snam (-11,3%), Terna (-6,67%), Acea (-4,35%), Enel (-4,23%), A2A (-3,26%), Hera (-2,57%).

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