L'autogol degli sfratti

Alla fine del 2014, un ministro serio l'on. Maurizio Lupi (costretto a dimettersi dal solito sputtanamento orchestrato dai soliti giornaloni, neanche a dire ovviamente infondato) ha messo fine alla liturgia annuale (che durava praticamente dalla fine della seconda guerra mondiale) del rinnovo del blocco degli sfratti. Il suo successore Delrio ha meritoriamente lasciato le cose come le ha trovate. Con lo sblocco, dunque, cosa è successo? Niente, niente di niente.

Per decenni ci avevano raccontato (giornaloni compresi, anzi: in testa) che sarebbe capitato il finimondo, che la gente sarebbe finita sotto i ponti e via fantasticando. Invece, non è successo proprio niente, ma niente di niente. Al di fuori, naturalmente, delle comuni difficoltà di qualche meno abbiente. Difficoltà che fin che si racconterà la favola di risolverle con l'edilizia pubblica (per spendere soldi, sprecare altro territorio e fornire case in realtà agli occupanti abusivi) continueranno, naturalmente.

La considerazione è importante. Specie in un Paese nel quale i giornalisti (ed anche parecchi giudici) sono abituati a fare beneficenza con i soldi degli altri e, più soventemente che per il resto della casistica, con i soldi dei proprietari di casa, tra l'altro già oberati di una insensata imposizione tributaria risalente al Governo Monti e che non ha precedenti nella storia italiana.

*Presidente

Centro studi Confedilizia

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