L'Fmi promuove Italia e Ue. "Ma Trump non spinge il pil"

Sopra le attese la crescita del Belpaese e in generale dei Paesi europei, al palo quello di Stati Uniti e Gran Bretagna

L'Fmi promuove Italia e Ue. "Ma Trump non spinge il pil"

Adesso il Fondo monetario internazionale punta tutto sull'Europa e non più sugli Stati Uniti per la crescita dell'economia globale. Colpa di Donald Trump che "spinge il pil meno delle attese" e merito del Vecchio Continente in cui "i rischi politici sono diminuiti", nonostante la Brexit, che invece porta al ribasso le stime del Regno Unito.

Bene anche l'Italia, dove - sempre secondo l'Fmi - la crescita è più elevata delle attese e le stime passano al 1,3% (+0,5%) nel 2017 e all'1% (+0.2%) nel 2018.

"La ripresa mondiale è su un terreno più stabile rispetto ad aprile", ha detto Maurice Obstfeld, capo economista del Fmi, aggiungendo che "le stime di crescita per il 2017 sono state riviste al rialzo per diversi paesi dell'area euro, incluse Francia, Germania, Italia e Spagna, per le quali la crescita nel primo trimestre 2017 è stata sopra le attese".

Al contrario della Gran Bretagna, in cui il pil è stimato all'1,7% (-0,3%), a causa di un'attività economica "più debole del previsto nel primo trimestre" e "dell'impatto finale della Brexit" che resta incerto.

E al contrario degli Stati Uniti dove le stime del pil scendono dal 2,3% al 2,1% nel 2017 e dal 2,5% al 2,1% nel 2018 perché nel breve termine le politiche di bilancio dell'amministrazione Trump si profilano meno espansive del previsto. "Anche le attese del mercato sullo stimolo fiscale si sono affievolite", spiega Obstfeld, ricordando però che il tasso di sviluppo Usa "è comunque ampiamente al di sopra del fiacco risultato del 2016 con un Pil all'1,6%".

Crescono invece più del previsto Russia, India e Cina (6,7%)

Fra le economie emergenti il Fmi conferma le stime di crescita per la Russia (1,4%) e l’India (+7,2%), e rivede al rialzo quelle della Cina. Il Dragone è stimato crescere quest’anno del 6,7% e il prossimo del 6,4%.

Invariate comunque le stime di crescita globali: restano al 3,5% quest'anno e al 3,6% il prossimo.

Così come l'invito ad accelerare sulle riforme che possano stimolare la crescita e renderla più inclusiva, evitando quelle orientate al protezionismo. Una chiara frecciatina alla politica "America First" di Trump.

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