La questione femminile nel mercato del lavoro non si può affrontare in base a tesi preconcette. L'unico modo per superare i luoghi comuni è affidarsi ai numeri. In base ai dati forniti dal presidente Istat, Giorgio Alleva, nell'audizione alla commissione Affari costituzionali della Camera, si evidenzia che in Italia la quota di donne che hanno raggiunto un livello di istruzione universitaria è molto più elevata rispetto a quella degli uomini (32,5%contro il 19,9%). Il differenziale di genere a favore delle giovani - pari a 12,6 punti percentuali - è peraltro in forte crescita negli anni; soltanto nel 2004 era di 5,6 punti percentuali. Inoltre, tale gap è di entità superiore rispetto alla media Ue e a quella di altri grandi Paesi come Germania e Francia.
Quando, però, dalla scuola si passa al mondo del lavoro le tendenze si invertono. Solo il 38,7% delle giovani donne diplomate che hanno concluso il percorso di istruzione da non più di tre anni è occupata contro un 50,8% di uomini. La quota di occupazione tra i laureati recentemente usciti dagli studi è pari al 59,2% per le donne e al 64,8% per gli uomini.
Tale evoluzione non ha impedito al genere femminile di raggiungere nel secondo trimestre 2017 il record di tasso di occupazione dall'inizio della rilevazione Istat nel 1977: il 49,1% (+0,6 punti in un anno) delle donne di 15-64 anni ha un posto di lavoro. Si tratta, tuttavia, del livello più basso nell'intera Unione europea dopo quello della Grecia. Eppure ci sono dati positivi soprattutto nelle posizioni apicali. I dati Eurostat sottolineano che la percentuale di donne nelle grandi imprese quotate supera il 30%, quasi 9 punti in più rispetto alla media Ue. Le donne imprenditrici, aggiunge l'Istat, sono quasi 700mila e rappresentano il 26% del totale degli imprenditori.
Il secondo aspetto problematico è la retribuzione. Secondo una rilevazione di JobPricing, un dirigente uomo mediamente incassa una retribuzione annua lorda di 102.403 euro, mentre una pari grado donna si ferma poco sopra i 93mila euro (-9,2%). Tra i quadri gli uomini superano i 54.600 euro annui, le donne si attestano su 52.400 (-4%). Tra gli impiegati i maschi arrivano a 32.344 euro, le donne guadagnano il 9% in meno.
I dati fanno emergere due criticità: le donne hanno un tasso di occupazione più basso perché non riescono a conciliare i tempi di vita con il lavoro a causa del costo elevato dei
servizi sociali come gli asili. Queste necessità le portano ad accettare più facilmente contratti part time o impieghi più flessibili ma meno remunerati, rinunciando per amore della famiglia a una migliore retribuzione.OL
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