Manovre Camfin per il futuro di Pirelli

Tronchetti prepara l'asse con Niu in vista della fine dei patti con ChemChina

Manovre Camfin per il futuro di Pirelli

Marco Tronchetti Provera serra le file di Camfin in vista di quello che potrebbe essere il prossimo passaggio decisivo per il controllo di Pirelli. Il d-day è previsto per la primavera del 2023, quando scadranno i patti parasociali che legano i cinesi di ChemChina (al 37%) ai soci di Camfin (attualmente al 10,1%). «Per quella data mi aspetto che ChemChina ripensi alla sua partecipazione nella Bicocca, considerando che attualmente il gruppo è alle prese con la riorganizzazione seguita alla riunione sotto una unica holding con Sinochem», sostiene un analista che preferisce l'anonimato. Ma intanto i protagonisti giocano di anticipo, con l'arrocco in Camfin.

«Riteniamo che il rafforzamento di Camfin in Pirelli possa essere interpretato come mossa anti-diluitiva preliminare in vista di un M&A deal», commenta in merito Equita che su Pirelli ha una raccomandazione a buy a 5,9 euro. All'orizzonte si staglia la presenza di Brembo (che con il blitz di un anno fa è salito a ridosso del 5%), ma sul mercato ciclicamente tornano le ipotesi di matrimonio, in particolare la finlandese Nokian, finora sempre smentite.

«Pirelli è una preda attraente per gli operatori nel mercato degli pneumatici con focus diverso rispetto a quello della Bicocca», riconosce Goldman Sachs che però sul titolo è sell a 4,7 euro. Il gruppo degli pneumatici porta in dote un marchio premium icona del made in Italy.

In dettaglio, secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore nel week end, la famiglia cinese Niu (tramite la società Longmarch) si appresta a entrare nell'azionariato di Camfin conferendo alla finanziaria il 4% di Pirelli (sul 7,7% detenuto) a una valutazione di 6,5 euro per azione, il prezzo dell'Ipo del 2017. Al termine dell'operazione, attesa per l'autunno, Camfin avrà il 14,1% di Pirelli e Longmarch il 30% circa del capitale della finanziaria, una partecipazione simile a quella in mano a Tronchetti Provera, che tuttavia continuerà a esercitare il controllo grazie ai maggiori diritti di voto. Tra l'altro, Camfin infine dovrebbe avere ancora una call sul 4,89% di Pirelli sottoscritta a settembre 2019 e in scadenza nel 2022.

Sul fronte dell'M&A, presentando l'ultimo piano industriale, Tronchetti Provera aveva detto che Pirelli, pur concentrata sul business, sarebbe stata pronta a considerare il tema nel caso in cui si fosse presentate opportunità per creare valore. Nessun entusiasmo invece per l'ingresso di Brembo. «Non abbiamo mai affrontato temi di integrazione, perché abbiamo due mondi che si toccano solo marginalmente.

Non c'è nulla che vada al di là del fatto che loro hanno fatto un ottimo affare investendo in Pirelli», aveva aggiunto il top manager.

In realtà se il patron di Brembo, Alberto Bombassei, tra la primavera e l'estate 2020 avesse investito sulla sua società invece che su Pirelli avrebbe guadagnato probabilmente di più: da fine marzo 2020 a oggi Brembo si è apprezzata dell'80% circa, la Bicocca intorno al 50%. Questione di strategia più che di plusvalenze potenziali.

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