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Mediobanca cerca titoli "in affitto"

Manovre sul mercato per prendere azioni in prestito al solo scopo del voto sul cda

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Ieri il cda di Mediobanca ha approvato la lista dei candidati per il prossimo board. A fine riunione un consigliere ha parlato di «clima disteso e di fiducia nell'esito dell'assemblea» del 28 ottobre, dove la lista dei manager si confronterà con quella dell'azionista Delfin. Come nelle previsioni, la rosa è guidata dal presidente Renato Pagliaro e dall'ad Alberto Nagel. Quattro i nuovi ingressi: Laura Penna, Angel Vilà Boix, Marco Giorgino e Mana Abedi. Confermati Laura Cioli, Valerie Hortefeux, Francesco Saverio Vinci, Vittorio Pignatti Morano, Virginie Banet e Maximo Ibarra. Gli ultimi tre nomi in lista (che non entreranno in ogni caso in consiglio) sono Simonetta Iarlori, Mimi Kung e Stefano Parisse. La lista, sottolinea una nota, «è composta da 15 amministratori, per i 4/5 aventi i requisiti di indipendenza ai sensi dello Statuto e per oltre la metà costituita da consiglieri uscenti al fine di assicurare stabilità ed efficacia alla gestione aziendale». Inoltre, probabilmente per la prima volta, il cda si è voluto tutelare ulteriormente (la fiducia nell'esito del voto non è poi tanto grande) deliberando di promuovere una sollecitazione di deleghe di voto proprio in relazione alla proposta sul cda.

Queste dunque le notizie di giornata. Accanto a esse, come accadde lo scorso anno nel caso Generali, hanno cominciato a circolare indiscrezioni su alcune manovre sotterranee già in atto per la conquista dell'ultimo voto. Una in particolare, che se fosse confermata indurrebbe qualche domanda sul ruolo della Consob in questa partita, visto che al momento dalla Commissione di Via Martini non giunge voce. Il tema è l'affitto di pacchetti azionari che autorizzano l'esercizio del voto in assemblea e che, pochi giorni dopo, fanno ritorno nei portafogli dei legittimi titolari (che hanno di fatto venduto il loro diritto di voto) in cambio di un ricco premio. Una pratica resa possibile da una legislazione obsoleta, che oggi non ne fa divieto e alla quale ha fatto abbondante ricorso Mediobanca per l'assemblea Generali dello scorso anno.

Che sia una pratica quantomeno discutibile è testimoniato dal fatto che più di un organismo internazionale pur riconoscendone l'utilità in certe circostanze, ne ha censurato l'abuso. Perché un conto che a servirsene sia l'azionista di maggioranza relativa che intenda blindare la sua posizione in assemblea; altro è che a farvi ricorso, sia pure per il tramite di intermediari, sia la società oggetto della votazione. E poichè a bussare alle porte degli asset manager più attivi sarebbero figure molto vicine all'attività di Piazzetta Cuccia, vale domandarsi come la Consob valuti questa variante e se non sia il caso di cominciare ad assumere informazioni presso i soggetti interessati. A cominciare da Equita, una delle principali investment bank italiane che negli ultimi tempi si è particolarmente distinta nella difesa dello status quo in Mediobanca. L'indagine non sarebbe banale, perchè a quanto sembra il pacchetto di voti che potrebbero essere in tal modo assemblato va oltre il 4 per cento del capitale, una percentuale capace di ribaltare o blindare l'esito del voto.

Quanto alla lista di candidati che a sua volta Delfin deve presentare entro il 3 ottobre, quasi sicuramente si tratterà di cinque nomi (Vittorio Grilli e Flavio Valeri dovrebbero farvi parte) e nessuno di essi sarebbe legato alla finanziaria. «Saranno consiglieri indipendenti con il compito di agire nell'esclusivo interesse di Mediobanca», spiegano fonti vicine al dossier. Naturalmente nessuno di loro firmerà deleghe in bianco, come preteso nel patto di cooperazione respinto da Delfin. Nè tantomeno dovranno dimettersi se non si troveranno in sintonia con la politica aziendale proposta dal management.

Del resto, questa è sempre stata la filosofia di Leonardo Del Vecchio. «Il consiglio deve vigilare sull'operato del management e aiutarlo a non sbagliare.

Non deve perciò essere un club di amici o tifosi che ti dicono sempre sì e quanto sei bravo», ci dichiarò qualche anno fa a margine della lunga intervista rilasciata poco dopo i primi screzi con il management di Piazzetta Cuccia.

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