Il Nobel ai rivoluzionari dei contratti aziendali

L'accademia svedese ha premiato a sorpresa Hart e Holmstrom per la teoria sugli incentivi

Camilla Conti

«Le economie moderne sono tenute insieme da innumerevoli contratti e i nuovi strumenti teorici creati sono preziosi per la comprensione dei contratti di vita reale e le istituzioni, così come le potenziali insidie nella messa a punto dei contratti». Con questa motivazione il premio Nobel 2016 per l'economia è stato assegnato dalla Reale accademia delle Scienze svedese all'anglo americano Oliver Hart e al finlandese Beng Holmstrom. Hart, nato nel 1948 a Londra, insegna ad Harvard mentre Holmstrom, nato nel 1949 a Helsinki, insegna al Mit. I due ricercatori si divideranno il premio da 8 milioni di corone (828 mila euro).

Il punto cardine degli studi sviluppati dai due economisti è un impianto teorico per l'analisi dei rapporti contrattuali che regolano e permeano la nostra società, dalla remunerazione dei top manager - che spesso hanno obiettivi a breve diversi da quelli degli azionisti - alle privatizzazioni nel settore pubblico, per arrivare alla definizione di sistemi più equi ed efficaci in grado di minimizzare i conflitti di interesse. Alla fine degli anni Settanta, Holmstroem ha dimostrato come gli azionisti di una società dovrebbero progettare un contratto ottimale per il proprio amministratore delegato, di cui si conosce solo in parte l'azione, soppesando con esattezza il rapporto rischi-incentivi. In lavori successivi Holmstroem ha incluso tra gli incentivi i premi non in denaro, gli obiettivi raggiunti dai manager e il comportamento dei singoli membri di un team che possono avvantaggiarsi del lavoro degli altri colleghi. Temi diventati particolarmente caldi negli ultimi tempi dopo lo scoppio della crisi finanziaria, che esaminano come banche e altri operatori economici assumano rischi ingiustificati perché sanno che non si troveranno ad affrontare l'intero costo del fallimento. A metà degli anni Ottanta, Hart si è invece dedicato ai «contratti incompleti» spiegando come l'azienda deve gestire una situazione che il contratto del dipendente non regola. L'economista ha studiato anche altre materie: in particolare, quali tipi di aziende dovrebbero procedere a una fusione, qual è il giusto mix tra debito e finanziamento azionario e quando istituzioni come scuole o prigioni devono essere pubbliche o private.

«Il Nobel alla teoria dei contratti ci ricorda quanto siano importanti gli incentivi, termine assente dal dibattito economico italiano», commenta Fausto Panunzi, docente di Economia Politica alla Bocconi di Milano che ha avuto Hart come supervisore del suo dottorato di ricerca al Mit.

Gli studi hanno tracciato una cornice dei meccanismi per garantire che i dirigenti di un'azienda percepiscano retribuzioni adeguate a rendimento e obiettivi raggiunti, ma anche deduzioni e co-retribuzioni nelle assicurazioni, e le privatizzazioni di attività del settore pubblico rivoluzionando così il campo della finanza aziendale.

La scelta ha comunque smentito tutti i pronostici della vigilia: tra i papabili c'era il francese Olivier Blanchard, Edward Lazear, Marc Melitz e Paul Romer.

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