Ok del sindacato ad Etihad «Chiediamo solo di crescere»

Ma allora, si fa o non si fa questo accordo tra Alitalia ed Etihad?
«Ce lo auguriamo caldamente», risponde Marco Veneziani, segretario generale aggiunto della Uil trasporti. La Uil in Alitalia è di gran lunga la prima sigla tra il personale navigante, piloti e hostess.
Che condizioni vi aspettate?
«Sembra che i problemi riguardanti banche e azionisti siano risolti. Resta il nodo del personale. Cercheremo in tutti i modi di risolverlo, ma dipende dal progetto industriale: se si basa su nuove rotte e nuovi aerei avrà il nostro consenso».
Ma si parla di 3mila esuberi, una cifra importante
«Faremo le nostre riflessioni, prima va visto il piano, poi faremo il nostro lavoro».
Cioè?
«Il compito del sindacato è difendere il maggior numero di posti possibile. Abbiamo già accordato all'azienda 80 milioni all'anno di risparmi sul costo del lavoro, con cassa integrazione. E poi gli stipendi in Alitalia sono i più bassi tra tutte le compagnie confrontabili».
Ma 3mila esuberi sono tanti.
«Se ci saranno, cercheremo gli strumenti migliori per trattarli».
Quali?
«Solidarietà e cassa integrazione a rotazione».
Sono modalità molto simili. Ma chi paga?
«Nel primo caso il Fondo per il sostegno al reddito creato sette anni fa tra lavoratori e aziende, nel secondo l'Inps. Ma sia chiaro, i sussidi non permettono di ricostruire lo stipendio, il lavoratore ci rimette sempre».
Inps comunque significa contribuente. Etihad capirà queste formule italiane di ridurre il lavoro senza ridurre il personale? Se chiedesse tagli veri come vi comportereste?
«Ci batteremmo per salvare il lavoro, con ogni mezzo».
Bloccherete la compagnia?
«Faremo tutto quello che è in nostro potere».
Agli scioperi selvaggi la vecchia Alitalia (e soprattutto i suoi clienti) era abituata.
«Quelli non ci saranno. Le faccio notare che da quando esiste la nuova Alitalia-Cai non c'è stato nemmeno uno sciopero. In cinque anni».
Sareste anche disposti a far saltare l'accordo, per difendere dei posti di lavoro?
«Prima di tutto viene il piano industriale: se è ragionevole, saremo ragionevoli. Ma se non ci convincerà, allora sì».
E senza Etihad che cosa potrà fare Alitalia?
«Troverà un'alternativa».
Crede che ce ne siano? A tutti sembra che senza Etihad c'è solo il fallimento.
«Non voglio pensarci ora. Credo e confido che prevarrà il buon senso da parte di tutti».
Come vi definite?
«Disponibili ma fermi. L'importante è il progetto».
Nel 2008 la rottura definitiva con il potenziale acquirente Air France venne dal sindacato
«Non è così. Air France mise delle condizioni, e tra queste c'era l'accordo sindacale.

Chiedevano anche la manleva su una causa da 2 miliardi intentata dalla Sea e un accordo con il governo che avesse vinto le elezioni: ma si sapeva benissimo che Berlusconi non voleva vendere a Air France. Così il sindacato disse: “Risolvete le altre condizioni poi ci rivediamo“».
E tutto finì lì, quell'incontro fu l'ultimo. Pensa che questa situazione potrà ripetersi?
«No. Mi auguro proprio di no».

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