Ecco come il Covid ha falcidiato gli assegni delle pensioni

Il Covid ha fatto diminuire in modo drastico le pensioni quarantennali riducendole del 16%: ecco cosa succede al sistema previdenziale italiano e quali sono le attuali anomalie

Ecco come il Covid ha falcidiato gli assegni delle pensioni

Se nel 2020 le pensioni con durata quarantennale (quindi con inizio nel 1980) erano 502.327, nel 2021 si sono ridotte del 16%, diminuendo di oltre 79mila unità per un totale di 423.009. Il calo così vistoso è dovuto agli effetti negativi della pandemia ed ha colpito specialmente la fascia degli over 65.

Cosa dice il report

Questi numeri sono riportati dal "Nono Rapporto sul Bilancio del sistema previdenziale italiano di Itinerari Previdenziali". Come viene evidenziato, il 96,3% dell'eccesso di mortalità registrato nel 2020 ha riguardato persone con età uguale o superiore a 65 anni, per la quasi totalità pensionate e che percepivano in media circa 1,17 pensioni Ivs (invalidità, vecchiaia, superstite). Se si prende in considerazione la compensazione dell'erogazione delle nuove pensioni di reversibilità, la pubblicazione quantifica un triste risparmio di 1,11 miliardi prodotto nel 2020 dal Covid a favore delle casse Inps oltre a 11,9 miliardi di spesa minore nel decennio 2020-2029.

"Requisiti di enorme favore"

"Se con la riforma Monti-Fornero si è poi passati a un'eccessiva rigidità, è altrettanto vero che tra il 1965 e il 1990 si è persa la correlazione tra contributi e prestazioni, adottando requisiti di enorme favore", ha affermato Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, come si legge su AdnKronos. Secondo il professore, "ci vorranno diversi ancora diversi anni per ridurre queste anomalie, che tuttora appesantiscono il bilancio del welfare italiano". Infatti, affinché il sistema possa rimanere in equilibrio, diventa fondamentale un giusto rapporto tra periodi di vita lavorativa (e di contribuzione) e durata del trattamento pensionistico "così da evitare durate eccessive che penalizzino le giovani generazioni, sulle cui spalle ricordiamo grava il pagamento effettivo delle pensioni attualmente vigenti e, più in generale, tutti i lavoratori che accedono al pensionamento a età regolari".

Differenza uomo-donna

Il Rapporto ha rilevato che l'età media nel settore privato per la decorrenza dei pensionati che percepiscono la rendita da 40 anni o più era di 41,8 anni (39,7 anni gli uomini e 42,3 le donne); nel settore pubblico, invece, l'età media è di 41,2 anni (39,3 gli uomini e 42,1 le donne). Quindi, le età medie dei lavoratori andati in pensione nel 2020 sono state, per gli uomini, rispettivamente di 61,9 anni per la pensione di anzianità, 67,4 anni per quella di vecchiaia, 62,1 anni per i prepensionamenti, 54,8 per le invalidità e 77,4 per le prestazioni ai superstiti degli uomini del settore privato. Per le donne, invece, 61,3 anni per l'anzianità, 67,3 anni per la vecchiaia, 61,8 anni con i prepensionamenti, 53,5 anni per quelle di invalidità e 74,3 i superstiti.

"Anche volendo considerare l'aspettativa di vita, siamo ben oltre quel paletto dei 25 anni che dovrebbe rappresentare una buona mediazione tra periodo di lavoro e tempo di quiescenza: anzi, a oggi - ha aggiunto Brambilla - sono in pagamento tra pubblici e privati 5.752.933 prestazioni Ivs che hanno già superato una durata di 20 anni, vale a dire il 34,1% del totale degli oltre 16 milioni di pensionati italiani". Tra le categorie più longeve troviamo le donne con il 79,7% del totale di prestazioni Ivs in pagamento con durate da 40 e più anni e con il 64,3% sul totale per genere di quelle ancora in vigore dopo oltre 25 anni ma anche tra le pensioni di invalidità e superstiti che fanno parte delle altre tipologie di prestazioni prevalenti.

In Italia, ancora adesso, i prepensionamenti pesano sul bilancio Inps molto di più che in altri Paesi Europei invece di essere considerati vere e proprie misure di "sostegno al reddito": lo stesso avviene con le pensioni di invalidità previdenziali (assegno di invalidità, pensione di invalidità, pensione di inabilità) tant'é che, la situazione del 1° gennaio dell'anno scorso, vedeva oltre 200mila pagamenti da più di 40 anni pari al 24,3% del totale delle invalidità.

"Le pensioni ai superstiti liquidate dall'INPS, dipendenti pubblici compresi, sono invece 4.274.326, di cui 183.786 con 40 e più anni di durata (il 4,3% del totale) e 819.182 con decorrenze superiori ai 25 anni (il 19,2% del totale)", conclude il report.

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