Economia

Poste entra nel business della fibra

Accordo "bipartisan" con Tim e Open Fiber. Sono le prove tecniche per la rete unica

Poste entra nel business della fibra

Poste Italiane a tutto campo. Dopo i servizi di telefonia mobile virtuale, è il maggiore operatore di questo settore in Italia con oltre 4 milioni di clienti, la società guidata da Matteo Del Fante, si lancia anche nella telefonia fissa con un duplice accordo che coinvolge Tim e Open Fiber per l'utilizzo della rete.

L'idea è ovviamente di lanciare, attraverso la controllata PostePay, servizi anche ai privati e alle aziende per soluzioni avanzate di connettività sul web. Insomma Poste sta diventando sempre più una società che realizza una serie di servizi avanzati da porre in vendita nei suoi 13mila uffici postali sparsi in tutta Italia.

La telefonia mobile, partita nel 2007, si è infatti aggiunta ai servizi bancari, alle carte di credito e, a breve, ci sarà anche una radio in streaming. In realtà, si tratta di un ritorno al passato per tutte queste attività, radio compresa, dato che nel 1954 la neonata Rai iniziò le sue trasmissioni usando proprio i ponti radio che facevano capo ai servizi postali. Ora Poste, che è controllata al 35% da Cdp e al 29,3% dal ministero dell'Economia, potrebbe cercare, con il duplice accordo per la rete fissa con Tim e Open Fiber, di mettere d'accordo i due contendenti anch'essi partecipati (Tim al 10%, Open Fiber al 50%) dalla Cassa. Il fine sarebbe la realizzazione di una rete unica in fibra ottica evitando le duplicazioni. Del resto, già oggi a Milano la rete in fibra fa capo quasi totalmente a Open Fiber, che ha rilevato Metroweb, mentre solo in pochi Comuni italiani (meno di una decina) ci sarebbero duplicazioni tra la rete in fibra di Tim e quella di Open Fiber. Certo, la rete Tim ultrabroadband, quella Fttc che porta la fibra ai cabinet, è assolutamente necessaria per l'offerta di Poste sul territorio dato che è molto più estesa della fibra pura di Open Fiber. Infatti, secondo dati del 2019, la copertura con Fttc, ossia ad almeno 30Mb, è sul 70% del territorio italiano mentre quella in Ftth solo fibra è al 20 per cento.

«Grazie a questo accordo - spiega la nota di Poste - la società fornirà servizi mediante tecnologie a banda ultralarga. L'iniziativa si colloca nel quadro della strategia di consolidamento dei servizi di telefonia fissa da parte di PostePay e punta ad ampliare la gamma di offerte con l'obiettivo di ridurre sempre di più il digital divide tra le diverse aree del Paese». Poste ha ovviamente in cantiere anche offerte fisso-mobile. Ma per quanto riguarda la rete dedicata ai cellulari il fornitore, secondo indiscrezioni, dovrebbe cambiare da WindTre a Vodafone. Forse una mossa necessaria per garantire l'accesso facile alla rete di Tim e Open Fiber che già sono fornitori di Vodafone per la telefonia fissa.

«La partnership tra Poste e Open Fiber- spiega una nota della società della fibra- si estende su tutto il territorio nazionale e dunque in prospettiva su oltre 19 milioni di unità immobiliari in Italia: 271 città fanno parte del piano e saranno cablate e circa 7mila comuni di piccole e medie dimensioni nelle cosiddette aree bianche (dove la società guidata da Elisabetta Ripa ha vinto le gare Infratel)».

Open Fiber nel mese di luglio ha firmato un altro accordo con un neogestore di rete fissa, Sky, e anche con Iliad che lancerà i suoi servizi sul fisso nel 2021.

Del resto Open Fiber è la spina nel fianco di Tim che ha perso clienti importanti sul fronte della fibra come Vodafone e Wind Tre.

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