Paolo Stefanato
I «governi Ambrosetti» - ultimo e conclamato quello Napolitano-Monti del 2011 - nati qui si sono rivelati buoni per gestire un'emergenza. Ma non per guardare più lontano.
Chissà se la prossima edizione, ormai alle porte, del Forum Ambrosetti cambierà verso. O se quello che si svolgerà da venerdì a domenica sulle sponde del lago di Como, a Cernobbio, sarà solo una passerella per i rappresentanti dell'economia, della politica, dell'industria e della finanza. Di certo, mai come quest'anno l'appuntamento si svolge in un contorno di crisi e di preoccupazione: il Pil scende, la fiducia di consumatori e aziende è in calo, la Borsa soffoca, i grandi temi internazionali anzichè risolversi si complicano, l'Europa stenta ad avere visioni comuni e i cittadini sono sempre più preoccupati per il domani. La platea si misurerà con questi temi e cercherà, più che soluzioni (non è il luogo) idee da far lievitare in quello che - ricordano gli organizzatori - è considerato uno dei 20 pensatoi più autorevoli del mondo (lo dice l'Università della Pennsylvania). Il titolo è volutamente vasto, «Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive». In tutto, sono 250 gli iscritti alle sessioni a porte chiuse, 60 i relatori (per tre quarti stranieri), 20 i Paesi rappresentati. «Il criterio di scelta è molto rigoroso spiega Valerio De Molli, ad di Ambrosetti-The European House tutti sono numeri uno del loro settore. Se si tratta di imprenditori, hanno diritto a partecipare solo amministratori delegati o presidenti. Se si tratta di politici, devono essere ministri in carica o anche ex, ma tuttora leader riconosciuti».
Confermata la presenza di Matteo Renzi come lo scorso anno che parlerà venerdì in mattinata. Sarà insieme al ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, poi entrambi partiranno per la Cina, dove li aspetta il G20. Sabato la giornata sarà più concentrata sull'Europa, con l'intervento del primo vice presidente dell'Ue, Frans Timmermans, che tratterà di «integrazione o disintegrazione» dell'Unione, e degli insegnamenti venuti dalla gestione della crisi greca. Altro macro-tema, il futuro dell'euro.
Focus anche sull'attrattività degli investimenti: «su questo argomento riferisce De Molli è stata svolta una specifica ricerca per riposizionare il tema alla luce della Brexit». La risposta è che il tasso di attrattività non cambia (l'Ue resta terza dopo Usa e Cina), ed è stato anzi creato un nuovo indicatore per calcolarla.
Domenica toccherà all'impatto delle riforme con un nuovo round di ministri. Di referendum, almeno ufficialmente, non si parlerà: «Non lo abbiamo considerato sottolinea De Molli - perché noi misuriamo gli impatti delle riforme con modelli econometrici, non considerando variabili esogene».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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