Powell "snobba" gli ordini di Trump

Il capo della Fed: "Il rialzo dei tassi resta graduale". Wall Street accelera ancora

Powell "snobba" gli ordini di Trump

La Federal Reserve tira dritta senza tener conto delle critiche più volte espresse dal presidente Donald Trump che vorrebbe mantenere bassi i tassi di interesse e debole il dollaro per accelerare la crescita economica e stelle e strisce. Jerome Powell, al suo debutto come numero uno della Fed al Kansas City Economic Policy Symposium di Jackson Hole, il convegno dei banchieri centrali che si svolge a fine estate tra le montagne del Wyoming, ha confermato la strategia di rialzi graduali dei tassi e di normalizzazione della politica monetaria avviata dalla Banca Centrale Usa a dicembre 2015.

Powell ha quindi sorvolato sulle perplessità di Trump (che pure lo ha voluto sulla poltrana occupata fino a pochi mesi fa da Janet Yellen), ha evitato di sottolineare l'indipendenza della Fed dalla Casa Bianca e non si è espresso sulla guerra dei dazi avviata da Washington, che sta condizionando l'economia mondiale. Powell ha spiegato la sua strategia monetaria come «un approccio simile all'attività di risk manager», per evitare che la crescita si esaurisca rapidamente o si afflosci del tutto.

Più in dettaglio, nel suo intervento sulla «Politica monetaria in un'economia in cambiamento», Powell ha sostenuto di non vedere segnali di surriscaldamento dell'inflazione per cui l'attuale rotta di rialzi graduali dei tassi «resta appropriata». Nel corso dell'anno la Fed ha già realizzato due aumenti di un quarto di punto percentuale ed, entro dicembre, ne sono attesi altri due di eguale entità. Il prossimo annuncio potrebbe arrivare al vertice della Fed del 25-26 settembre.

«L'economia è forte. L'inflazione è vicina al nostro obiettivo del 2% e la maggior parte delle persone che cerca un lavoro lo trova» ha dichiarato Powell per poi aggiungere: «Continueremo a monitorare i dati macro economici e abbiamo messo in atto una serie di strumenti per fare in modo che la strategia monetaria possa sostenere la crescita, il mercato del lavoro e l'inflazione al 2%». Powell si è poi detto «fiducioso» che il Federal Open Market Committee «farà con risolutezza tutto quello che serve» per stabilizzare le aspettative sull'inflazione. Al suo esordio a Jackson Hole, Powell ha quindi citato il «whatever it takes» usato dal presidente della Bce, Mario Draghi e, ancora prima, da Ben Bernanke proprio alla Fed.

Quest'anno peraltro Draghi, Mark Carney (governatore della Banca d'Inghilterra) e il collega giapponese Haruhiko Kuroda hanno dato forfait al summit di fine estate.

A giudizio di Trump aumentare i tassi di interesse significa tirare il freno alla crescita. «Gli Usa non dovrebbero essere penalizzati per il fatto che stanno andando bene. Alzare oggi i tassi potrebbe mandare all'aria quanto abbiamo finora fatto. I debiti stanno giungendo a scadenza e noi alziamo i tassi. Ma davvero?», si era chiesto, in un tweet, il presidente Usa. In un'altra occasione Trump aveva definito «cheap money» (soldi a basso costo) la strategia di Powell.

Da Jackson Hole, Powell si è detto tuttavia fiducioso che la locomotiva Usa corra ancora.

«Ci sono buone ragioni per attendersi che questa forte performance continui» ha sostenuto il numero uno della banca centrale americana».

E i mercati sembrano dare ragione a Powell con gli indici Usa in rialzo e sui massimi. A un'ora dalla chiusura l'S&P500 sale dello 0,6%, il Nasdaq 100 guadagna lo 0,9% e il Dow Jones lo 0,5 per cento.

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