“In un sistema che ha fondato il proprio sviluppo sulla crescita, sullo sfruttamento delle risorse e sul consumo, sono molti i movimenti alla ricerca di nuovi paradigmi capaci di unire la dimensione economica con quella umana, e oggi le imprese europee che hanno per oggetto scambi di utilità sociale sono circa il 10 per cento. Indagare dunque i criteri che consentano di “umanizzare l’economia” diventa una questione pressante per tutti: non solo economisti, sociologi, filosofi, ma per ogni singolo cittadino”. Thomas Miorin, direttore di Habitech (distretto tecnologico per l'economia e l'ambiente), ha introdotto così il convegno “L'economia a misura d'uomo” organizzato dall'associazione Sat Italia in collaborazione con Terra Institute, svoltosi a Milano alla Fondazione Cariplo, incontro parte del programma dedicato alla Settimana dall'investimento sostenibile e responsabile.
Lo spagnolo Federico Aguilera Klink , autore del saggio Para la rehumanización de la economía y la sociedad, ripercorrendo alcuni elementi di storia economica ha messo in evidenza come anche un autore come Adam Smith (1723-1790), considerato il padre dell’economia classica e del liberismo, sia stato interpretato in modo riduttivo dimenticando il suo invito a tener conto dei “sentimenti morali”, ovvero, per esempio, della compassione a fronte dell’egoismo. L’austriaco Christian Felber, autore di L’economia del bene comune, sostiene come né la gestione autoritaria-centralizzata dai beni comuni né la loro privatizzazione costituiscano la soluzione. Il pensiero di Felber è legato al modello dell'economia del bene comune, nato tre anni fa e già diffuso in tutto il mondo (oggi ne fanno già parte 1.414 imprese in 27 Paesi) per il quale l’obiettivo è di non ragionare in termini di prodotto interno lordo ma di “felicità interna lorda”, “ponendo un limite alla diseguaglianza dei guadagni e arrivando a far sì, per esempio, che i consumatori possano trovare nei prodotti acquistabili una sorta di “codice” che indichi loro in che misura quei prodotto contribuiscono, in concreto, al bene comune”.
Claudio Naranjo, psichiatra, psicoterapeuta e antropologo cileno, nell'affrontare la crisi dei modelli economici occidentali ha analizzato le degenerazioni derivate dall'approccio “patriarcale” dell’economia attuale, un'economia che “non serve alla vita ma la sacrifica”. E ha invitato ad «analizzare alcuni aspetti della realtà economica che in genere non vengono presi in considerazione dalla scienza economica: la volontà predatoria, l'inganno, la violenza, l'autoritarismo, il conformismo. Solo partendo da tale analisi - è il suo pensiero - potremo trovare una possibile alternativa all'attuale economia patriarcale e patologica».
Una chiave dell'economia a misura d'uomo che già appartiene al nostro sistema è la cooperazione. Felice Scalvini, protagonista in Italia della cooperazione sociale negli anni ’80 e ’90, ha sottolineando come le cooperative - il cui prototipo storico risale al 1844 a Manchester e il cui esempio attuale più importante è oggi la Mondragón, quarto gruppo industriale spagnolo - abbiano declinato la dimensione economica con quella umana e territoriale e rappresentino “un esempio concreto di impresa a misura d’uomo, fondata sulla volontà di cooperare e sulla fiducia reciproca, in cui si conta in quanto persone (ogni testa un voto), chiunque ha diritto di entrare come socio, e c’è un diverso meccanismo di accumulazione”.
Sono stati presentati anche alcuni casi aziendali. Hanspeter Dejakum, responsabile marketing di Loacker (industria alimentare con fatturato 2012 di 269,4 milioni di euro, 35 per cento dei quali in Italia, 65 esportato in 100 Paesi del mondo), ha raccontato l’esperienza di una azienda nata nel 1925, che da generazioni ha incentrato lo sviluppo su territorio e famiglia e che superando l’approccio gerarchico-patriarcale ha cercato in un modello organizzativo “circolare” anziché piramidale. Michil Costa, proprietario dell’Hotel La Perla di Corvara, nelle Dolomiti altoatesine che sono patrimonio Unesco, ha presentato invece il business-case di un albergo di lusso, di proprietà familiare (5,8 milioni di euro di fatturato, 725.000 euro di utile), completamente orientato al bene comune, in cui “il lusso è e si fonda su tempo, spazio e tranquillità, reali caratteristiche del lusso di oggi, in un mondo che va di fretta, che è sovraffollato e non conosce più il silenzio”.
A confronto anche il mondo bancario, tra i più criticati dell'attuale momento storico, con Marco Morganti, amministratore delegato di Banca Prossima (gruppo Intesa Sanpaolo, rivolta alle imprese sociali e alle comunità), e Alberto Lanzavecchia di Banca popolare Etica (che ne proprio statuto proclama l'”attenzione alle conseguenze non economiche delle azioni economiche”). La prima è un esempio di banca, ha detto Morganti, «se non etica, quanto meno specializzata in un sistema etico dell’economia: prende e presta soldi solo con il terzo settore (un mondo che riguarda 5,5 milioni di italiani e 300.000 realtà del Paese), offrendo un servizio mirato a interlocutori che la finanza tradizionale non considerava».
Lanzavecchia ha sottolineato invece come Banca Etica, «che raccoglie oggi 600 milioni di euro che impiega finalizzandoli a progetti etici, e che si avvale del contributo di volontari, sia l’espressione di un sogno divenuto realtà, quello di raccogliere le energie di chi è disposto a rinunciare a un profitto per contribuire a un progetto sociale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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