Saipem fa un balzo in Borsa Spunta l'ipotesi Tecnimont

Il titolo sale del 7,8%. Il mercato punta sul riassetto: la perforazione potrebbe essere ceduta. E spunta l'idea di separare l'attività marina da quella terrestre

Exploit di Saipem a Piazza Affari in vista delle grandi manovre per il riassetto. La controllata dell'Eni, che nell'ultima settimana ha riguadagnato quasi due euro, ha chiuso la seduta di ieri con un rialzo del 7,8% a 8,7 euro. Certo, il prezzo del petrolio in risalita aiuta, ma il mercato scommette sulla riorganizzazione firmata da Stefano Cao. L'ad sta mettendo a punto insieme alla casa madre Eni un piano a trecentosessanta gradi della società che sarà propedeutico al rilancio dell'azienda e all'alleggerimento del debito (5,5 miliardi, stimato 5,8 volte l'ebitda a fine 2015 ).

Secondo indiscrezioni raccolte dal Giornale , in vista della presentazione del piano industriale del 27 ottobre, la società avrebbe ripreso in considerazione un dossier della Goldman Sachs. L'ipotesi allo studio sarebbe stata messa a punto dall'advisor a stelle e strisce mesi addietro. Alla base della rivoluzione, ci sarebbe la vendita della divisione drilling e lo scorporo della società in due parti: onshore e offshore.

Il business della perforazione, in vendita, ha una potenza di fuoco di 98 impianti in acque profonde e un business spalmato su un ampio territorio con una presenza differenziata in Medio Oriente, dove i clienti più importanti sono l'Arabia Saudita e Socar. La cessione servirebbe per fare cassa e non ci sarebbe un problema di sinergie con la propria attività Exploration&Costruction. Gli acquirenti, poi, non mancherebbero (Diamond Offshore, Fred Olsen, Ensco, Pacific Drilling, Cnpc Ofs, Sinopec Ofs), ma anche national oil company come Pbr, Cnooc, Sinopec, Rosneft, Pemex. Per quanto riguarda, invece, la divisione onshore engineering e construction, Saipem ha otto cantieri di costruzione e può vantare capacità differenziate nelle sabbie bituminose, nel downstream e nel gas naturale liquefatto. Questa divisione, sempre secondo indiscrezioni, potrebbe trovare un buon sviluppo in unione a un campione nazionale dell'ingegneria come Maire Tecnimont e dare vita a una maxi società impiantistica mondiale tutta italiana (sotto il cappello di una holding). Le parti in causa starebbero prendendo le misure per realizzare il progetto e si sarebbero incontrate più volte per la sua definizione. Tra l'altro, nel corso del recente incontro bilaterale a Palazzo Vecchio a Firenze tra il premier Matteo Renzi e lo sceicco Mohammed Bin Zayed Al Nahyan, erano presenti sia i vertici di Eni e Saipem, sia quelli di Maire Tecnimont, gruppo di costruzioni guidato da Fabrizio Di Amato (relatore all'ultima Leopolda).

Un programma ambizioso, ma che è cruciale per Saipem che ha bisogno di un buon piano per rimettere a posto i conti su cui aleggia lo spettro di un maxi aumento di capitale da 3 miliardi. Dalla sua Cao, rispetto alla scorsa primavera, ha uno scenario petrolifero migliore.

«Con il petrolio tornato a ridosso dei 50 dollari si intravede una certa stabilità - commenta un analista - e anche se è presto per parlare di vera svolta ci sono segnali incoraggianti che domanda e offerta tornino in equilibrio».

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