Economia

Stretta dell'Europa: le piattaforme del web diventano spie del fisco

Il pacchetto presentato dalla Commissione europea prevede, tra le altre cose, lo scambio automatico di informazioni sul reddito degli operatori economici che fanno affari sulle piattaforme digitali

Stretta dell'Europa: le piattaforme del web diventano spie del fisco

Un pacchetto presentato dalla Commissione europea per costringere le big company del web a trasmettere i dati di chi si arricchisce sulla rete acquistando e vendendo online. È questa l'ultima novità inerente al fisco che arriva dalla revisione della cosiddetta Dac7, Direttiva sulla cooperazione amministrativa.

Il pacchetto della Commissione europea

Da Amazon a Uber, da Instagram ad Airbnb, passando per Google, i campioni della rete sono finiti sotto la lente d'ingrandimento delle autorità competenti. Anche perché adesso stanno per scattare norme più stringenti, in conformità con le ultime regole di trasparenza fiscale per quanto riguarda la rendicontazione.

Detto altrimenti, come ha sottolineato il quotidiano Italia Oggi, è previsto uno scambio di informazioni automatico sul reddito degli operatori economici che fanno affari sulle stesse piattaforme digitali.

Scendendo nel dettaglio, il pacchetto citato si basa su tre pilastri che andremo ad analizzare nel dettaglio. L'obiettivo è quello rispondere alle esigenze di cittadini e imprese e, allo stesso tempo, garantire agli Stati membri dell'Ue una tassazione efficiente e giusta. In altre parole, è importante che i vari governi possano contare su entrate fiscali certe così da investire questi soldi nei settori colpiti dalla pandemia di Covid.

Il Tax action plan

Il primo pilastro riguarda un piano d'azione (Tax action plan) comprendente 25 misure pensate appositamente per eliminare o ridurre gli ostacoli fiscali, promuovere i diritti dei cittadini e assicurare entrate affidabili ai Paesi membri dell'Ue.

Il piano, promosso dalla Commissione fino al 2024, prevede nel breve periodo anche la creazione di un quadro coordinato in seno all'Unione europea, nonché una sorta di osservatorio fiscale europeo per controllare le tendenze in materia di cripto valute e denaro elettronico. Nel lungo periodo, invece, sono pronti provvedimenti come la proposta di una singola registrazione Ue per l'Iva e la revisione della Direttiva sulla cooperazione amministrativa.

Scambio di informazioni

Arriviamo al secondo pilastro, riguardante proprio la cooperazione amministrativa. Da questo punto di vista l'intenzione è quella di estendere le regole europee di trasparenza fiscale anche alle piattaforme digitali. È questo il cuore del piano, visto che, così facendo, i Paesi membri sarebbero in grado di scambiarsi tutte le informazioni sui redditi di chi opera nelle piattaforme, consentendo alle autorità nazionali di identificare situazioni da tassare.

Le regole sarebbero applicabili alle piattaforme che risiedono, sono gestite, hanno una presenza fisica nell'Ue o facilitano attività nell'Ue. La proposta, tra l'altro, introduce l'obbligo per le stesse di informare le autorità nazionali sui redditi guadagnati dagli operatori economici operanti nelle medesimi canali attraverso vendita di beni, fornitura di servizi, locazione di beni immobili o noleggio di mezzi di trasporto.

L'ultimo pilastro, infine, è inerente alla riforma del Codice di condotta. Il tema rientra nell'ambito del miglioramento della concorrenza leale nell'Ue; le parole d'ordine sono trasparenza e tassazione equa.

L'obiettivo, in questo caso, è migliorare la lista delle giurisdizioni non cooperative e aiutare i Paesi in via di sviluppo a contrastare l'abuso fiscale, proteggendo le entrate.

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