Economia

Berlino vuole il Fisco europeo: ecco il piano per le nuove tasse

La Germania e la Francia aprono la strada a un fisco comune. C’è chi crede che sia arrivato il momento degli Eurobond. Ma dietro al progetto ci sono altre tasse

Berlino vuole il Fisco europeo: ecco il piano per le nuove tasse

Da Berlino è in arrivo una nuova lista di tasse che potrebbero "colpire" tutti i Paesi dell'Unione. Nell’incontro con il presidente francese, Emmanuel Macron, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha proposto un’emissione di bond comuni da 500 miliardi di euro. È arrivata l’era degli Eurobond? Si chiede mezza Europa. In questo modo l’Ue si indebiterebbe sui mercati per distribuire ai Paesi più colpiti dal coronavirus risorse da spendere in investimenti in alcuni settori come l’ambiente (il cosiddetto green new deal) o il digitale.

Si parla di un "Emission Trading Scheme" (le aziende pagano per quanto inquinano), spiega il Corriere della Sera. Si fa riferimento alle tasse da far pagare ai colossi digitali e a una tassa societaria minima europea, in contrasto ai paradisi fiscali di Olanda o Irlanda. Per l’Italia significa più risorse europee per investimenti pubblici (cosa positiva). Ma attenzione, cosa ci chiederà in cambio l’Ue? Più controlli di Bruxelles su un principio di fondo: se vuole ricevere i trasferimenti di bilancio, il Paese deve mettersi in grado di spenderli con più efficienza. E questo aspetto apre una prateria di interrogativi.

A muovere i due leader ci sono varie ragioni. In primis, i paletti posti dalla Corte di Karlsruhe (la Corte costituzionale tedesca) alla Bce. Qualcosa che ha convinto la Merkel a muoversi: tocca a lei assumersi più responsabilità finanziarie per stabilizzare l’area euro. Poi c’è la minaccia delle agenzie di rating che inizia a preoccupare anche la Francia.

Di tasse europee si era già parlato nelle scorse settimane. La Germania accelera anche su una tassa sulle transazioni finanziarie. Quella comunemente nota anche come Tobin Tax. In una lettera al commissario europeo per gli Affari economici, Paolo Gentiloni, il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, era tornato negli ultimi giorni di aprile a spingere sul suo progetto per un’imposta europea. Questo tema è in discussione da anni nell’Ue. All’inizio di quest'anno, Scholz aveva proposto un’aliquota dello 0,2 per cento sull’acquisto delle azioni delle grandi società. L’obiettivo è finanziare l’aumento della pensione minima di base in Germania, che entrerà in vigore nel 2021 per 1,4 milioni di destinatari con una spesa stimata di almeno 1,3 miliardi di euro. L’imposta europea sulle transazioni finanziarie dovrebbe garantire alla Germania entrate per 1,5 miliardi di euro all’anno. Tuttavia, l’Austria e altri Stati membri respingono il progetto.

La proposta tedesca ha sollevato numerose critiche: assoggettare a imposizione solo gli acquisti di titoli azionari (escludendo, ad esempio, i derivati e altri titoli non assimilabili alle azioni ordinarie) farebbe poi venire meno la funzione dell’imposta, quale freno a operazioni eccessivamente speculative. In Italia una tassa sulle transazioni esiste già, ma di fatto con una nuova imposta europea il rischio è che questa possa crescere e possa anche riguardare alcuni settori ancora risparmiati dalla batosta fiscale. In soldoni: altri tributi. Cosa che, per un Paese già fortemente tassato, non è proprio il massimo.

Ma torniamo all’idea del fisco comune. Olanda, Austria, Danimarca e Svezia continueranno a opporsi all’idea franco-tedesca, per il momento. Italia, Spagna, Portogallo continueranno a chiedere di più. Ma cosa c’è dietro il nuovo debito europeo, chi lo finanzia e come? Macron si è limitato a dire che il denaro "può essere rimborsato dagli Stati membri, da contributi su cui potremmo scegliere di decidere più avanti o da un altro meccanismo". Tutto è ancora da decidere.

Ma gli indizi che la Germania e la Francia stiano riflettendo a nuove forme di tassazione europea, non più solo nazionale, sono chiari.

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