Fininvest non dovrà vendere il 20% di Banca Mediolanum entro l'11 ottobre, ma potrà detenere l'intera partecipazione nel gruppo finanziario (30%) fino alla piena definizione della contesa che la contrappone a Bce e Bankitalia. Lo ha deciso ieri il Tar del Lazio che ha accolto la richiesta di sospensiva avanzata dalla holding della famiglia Berlusconi contro l'obbligo a vendere imposto da Banca d'Italia. E in Borsa Mediolanum guadagna l'1,6% a 7,05 euro.
Per i giudici amministrativi una simile ingiunzione «determinerebbe un danno grave e irreparabile», tanto più che Fininvest «difficilmente potrebbe riacquisire una partecipazione rilevante per il controllo di Banca Mediolanum una volta alienate le azioni possedute». La battaglia legale è iniziata a ottobre 2014 e non è ancora finita. Quattro anni fa da Palazzo Koch era giunto a Fininvest l'ordine di vendere la quota eccedente il 9,9% detenuta in Mediolanum in seguito alla perdita del requisito di onorabilità di Silvio Berlusconi. Prima il Tar e poi il Consiglio di Stato avevano tuttavia accolto il ricorso di Fininvest. Sarebbe finito tutto già nel 2015, ma la fusione di Mediolanum e Banca Mediolanum, creando in teoria una banca «nuova», ha riaperto il caso. Bankitalia aveva quindi sollevato la questione alla Bce che, a dicembre '16, si era allineata con l'opinione di Palazzo Koch. Da qui era partito un nuovo ordine di vendita del 20% di Mediolanum. La holding dei Berlusconi ha presentato ricorso al Tar, alla Corte di Giustizia Europea del Lussemburgo e al Consiglio di Stato.
A sua volta il Consiglio di Stato ha sollevato il tema di giurisdizione presso la Corte Ue che, proprio oggi, terrà un'udienza sul tema. È probabile che i diversi organi giudiziari aspettino la deliberazione sulla giurisdizione, attesa entro settembre, prima di esprimersi sul merito della questione.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.