Unicredit, sì a esuberi e assunzioni

Tagli per 3.900 dipendenti. L'intesa prevede anche 1.300 nuovi posti e 600 conferme

Unicredit, sì a esuberi e assunzioni

Unicredit ha raggiunto un accordo con i sindacati di categoria su 3.900 uscite volontarie e incentivate a fronte di circa 2mila nuove assunzioni. Con questo accordo si completa la fase di negoziati con le organizzazioni sindacali in cui la banca è presente (Italia, Germania e Austria) in relazione ai 14mila esuberi previsti dal piano industriale «Trasform 2019» presentato lo scorso dicembre. Così la banca guidata da Jean Pierre Mustier si presenta all'aumento di capitale da 13 miliardi che parte domani senza più alcuna incertezza occupazionale o sindacale.

L'intesa siglata dal colosso di Piazza Gae Aulenti, segue le 6mila uscite concordate in precedenza e rientra nel piano di snellimento e rafforzamento patrimoniale del gruppo. Più in dettaglio l'accordo prevede 1.300 nuove assunzioni, 600 stabilizzazioni di lavoratori e un turnover di un ingresso ogni tre uscite. Proprio l'intesa sulla volontarietà delle uscite e la garanzia di turnover, ha consentito al polo finanziario guidato da Mustier di superare l'impasse con i sindacati. «È stata respinta l'impostazione iniziale dell'azienda che puntava unicamente a una drastica riduzione dell'occupazione» commenta Mauro Morelli, segretario nazionale Fabi. «Si tratta di un documento equilibrato definito nella consapevolezza della necessità di un rilancio del gruppo» dichiara Mariangela Verga, segretaria nazionale Uilca. Sulla stessa linea anche Giulio Romani della First Cisl: «L'accordo crea le condizioni per il rilancio della banca e per mantenerne l'identità italiana». I sindacati sottolineano che, nei tre anni di piano, Unicredit ha garantito che non procederà a nuovi tagli.

L'accordo raggiunto con piazza Gae Aulenti infonde fiducia ai sindacati sull'esito positivo delle trattative ancora in corso nel sistema. «Dovremo chiudere a breve anche gli accordi sugli esuberi per Mps, Veneto Banca e Popolare Vicenza e sulle quattro good banks. E puntiamo a mantenere la linea morbida dell'intesa siglata con Unicredit» sostiene Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. Tanto più che queste nuove intese sono destinate a ridurre drasticamente la forza lavoro del settore. Si stima infatti che, in seguito alle trasformazioni del comparto e alle nuove aggregazioni, possano essere deliberati, nel prossimo futuro, altri 25mila tagli per un costo complessivo di 5 miliardi: 200mila euro ad esubero. Si tratterebbe di 25mila tagli aggiuntivi rispetto ai 20mila già previsti dai piani industriali in vigore.

L'impatto maggiore potrebbe essere registrato da Mps, per cui sul mercato si stimano altri 3mila tagli. L'integrazione tra le due banche venete potrebbe costare il posto ad altri 2.500 dipendenti, mentre l'integrazione delle quattro good banks nelle nuove realtà (Ubi e, probabilmente, Bper), potrebbe portare a 2mila tagli. Proprio in vista di un simile scenario, il Governo ha destinato nella Finanziaria 658 milioni al fondo esuberi dei bancari che attualmente dispone di 160 milioni. La copertura del fondo non basta a coprire le future necessità, qualora lo scenario ipotizzato dovesse concretizzarsi.

«Per questo mi aspetto una corsa a stipulare accordi con i sindacati da parte delle banche per accedere al Fondo che dispone delle richieste sulla base di un criterio temporale. I costi rimanenti derivanti dai piani di esubero infatti dovranno essere accollati ai singoli istituti di credito» conclude Sileoni.

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