Vivendi ha incontrato i commissari della Consob ma senza scoprire le sue carte, né sulla scalata ostile in Mediaset, dove il colosso francese è ormai arrivato al 29,9% dei diritti di voto, a un passo dalla soglia Opa del 30%, né sui progetti futuri del gruppo che potrebbero coinvolgere Telecom Italia, controllata dai francesi con il 24,6% del capitale. Ieri Arnaud de Puyfontaine, ad del gruppo francese, si è limitato a tessere le lodi delle fantastiche aziende italiane, a ricordare il Dna comune e la cultura neolatina, per ribadire quanto già ufficialmente dichiarato ovvero di voler un accordo con Mediaset e, infine, a accennare al vagheggiato progetto di un gruppo paneuropeo che integri rete e contenuti.
Mediaset intanto ha festeggiato la risoluzione del Tar che, sempre ieri, ha accolto il ricorso del colosso tv, annullando la multa di 51,4 milioni comminata dall'Antitrust, in relazione all'assegnazione dei diritti di trasmissione della serie A per il triennio 2015-2018. Per il Tar infatti la ricostruzione dell'Antitrust sull'andamento della gara sui diritti di Serie A non appare convincente sotto diversi profili, a iniziare dal tempo intercorso tra la definizione dell'asta (luglio 2014) e l'avvio delle indagine (febbraio 2015). Il titolo del Biscione ha quindi chiuso la seduta a 4,01 euro, in rialzo dello 0,25 per cento.
L'attenzione del mercato è tuttavia concentrata, da giorni, sul raid che ha portato in meno di due settimane Vivendi vicina al 30% del capitale di Mediaset, divenendo quindi il secondo azionista della società televisiva, dietro a Fininvest, la finanziaria della famiglia Berlusconi che ha in mano il 39,9% dei diritti di voto.
Ieri intanto si è tenuto un cda ordinario di Fininvest che ha fatto il punto sui diversi fascicoli aperti, compreso appunto l'attacco a Mediaset. I fronti sono schierati e, probabilmente, la battaglia passerà dai mercato ai tribunali. Il Biscione ha infatti presentato un esposto all'Agcom in merito al blitz francese che potrebbe paralizzare normale attività del gruppo. A sua volta Fininvest ha sporto denuncia in Procura e alla Consob, per manipolazione di mercato e abuso di informazioni privilegiate. Il tribunale di Milano ha aperto un fascicolo contro ignoti.
La sensazione è tuttavia che il prossimo snodo dello scontro tra i due titani, Fininvest e Vivendi, passi da Telecom Italia. L'ex monopolista tlc è infatti uno dei capisaldi del progetto di Vincente Bollorè, numero uno di Vivendi, di unire i contenuti del colosso francese a quelli di Mediaset, passando oggi dalla rete di Telecom Italia e domani, forse, da quella di Orange, leader del mercato transalpino con cui, stando alle indiscrezioni di Borsa, il raider bretone sarebbe già in contatto per verificare la possibilità della costituzione di un polo media-tlc.
In un simile scenario, non manca chi ha ipotizza la discesa in campo della Cassa Depositi e Prestiti in Telecom Italia, pronta a pareggiare la quota di Vivendi nella società tlc. Un simile intervento sarebbe volto a frenare l'espansione di Bollorè in Italia e, in particolare, a evitare una eventuale successiva cessione del polo, in tutto o in parte, a Orange. Gli ostacoli anche autorizzativi non mancano, ma finora la velocità di azione ha sempre contraddistinto il raider anche in vista del rinnovo del cda di Telecom Italia fissato per il 4 maggio.
Nel frattempo sul titolo tlc, che ieri ha chiuso la seduta a 0,86 euro (+44%), si stanno posizionando investitori istituzionali come JP Morgan che ha in mano il 6,089% del capitale del gruppo tlc. Di fronte alle speculazioni di Borsa Consob ha acceso il faro anche su Telecom Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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