«Un’edizione da record, 50 anni e non sentirli»

I Saloni compiono 50 anni. Ma è una festa di compleanno con la morte nel cuore per un’assenza pesante: Rosario Messina, stroncato da un malore il 9 marzo scorso. Presidente-fondatore di Flou, al vertice di FederlegnoArredo, fu il padre dei «Saloni». Di «Saro» Messina e dei Saloni ce ne parla Carlo Guglielmi, presidente di Cosmit e di FontanaArte.
Presidente, I Saloni 2011 nel nome del Grande Assente?
«Sì, questa edizione la dedichiamo a lui, all’amico Saro. Ha dato anima e corpo. È scomparso facendo il suo lavoro con la passione di sempre. Nei giorni scorsi, alla Triennale di Milano, abbiamo inaugurato il Museo del Design, curato dall’imprenditore Alberto Alessi, in cui sono state presentate tutte “le fabbriche dei sogni”. E uno di questi sogni è stato realizzato proprio da Messina. Poi, domenica prossima, a chiusura dei Saloni, in Fiera sarà celebrata una messa in memoria di Saro».
Intanto se ne vanno i primi cinquant’anni.
«Vorrei che oggi si festeggiassero i prossimi 50. Non a caso abbiamo chiamato l’edizione 2011 Cinquanta years young, un modo come un altro per guardare al futuro. Per questo abbiamo organizzato tanti eventi in città e in Fiera, mettendo a disposizione la tecnologia più avanzata. Ma ci saranno anche diversi artisti di livello europeo. Tra le iniziative, due postazioni nel padiglione che ospita il “Salone dell’ufficio”, realizzate dall’architetto Piero Russi. Infine Milano sarà tutta un tricolore, sia per il concomitante 150° dell’Unità nazionale, sia per un omaggio doveroso alla gloriosa Fiera Campionaria»
Ogni anno di questi tempi scoppia la polemica dei prezzi negli hotel...
«Sì, c’è il tutto esaurito nonostante i prezzi vertiginosi. Una decisione, a mio parere, che non fa onore a Milano. Chi organizza manifestazioni di questo livello, la più prestigiosa del mondo nel settore, dovrebbe pensarci due volte prima di adottare tariffe selvagge. Molti addetti ai lavori sono stati costretti a prenotare alberghi fuori città, con relativi disagi. Così si rischia di perdere visitatori, ma anche normali turisti durante tutto l’anno. Fortunatamente il Salone è pieno, non c’è un metro libero. Le aziende hanno risposto con grande spirito di appartenenza».
Si sente già parlare di presenze record.
«Me lo auguro. Ma qualche preoccupazione c’è a causa delle sicure defezioni di molti visitatori provenienti dal Giappone. Del resto è nota a tutti l’immane tragedia che ha colpito quel popolo. Basti pensare che nel 2010 erano arrivati fin qui in 4mila circa. Inoltre lo scorso anno avevamo registrato anche un grande incremento di visitatori del Nordafrica. Non siamo ancora in grado di valutare se questo trend verrà confermato o meno, considerate rivolte popolari e guerre in atto in quelle regioni. Al contrario sono previsti massicci arrivi da Russia, Brasile, Stati Uniti e Canada».
Si sostiene da più parti che India e Cina siano oggi i mercati più interessanti.
«Io sarei più prudente. Cina e India saranno mercati interessanti quando avranno una distribuzione organizzata che consenta l’ingresso del nostro prodotto in quei Paesi. La crescita è lenta. Torna la Russia: dopo un periodo difficile è in buona ripresa. Ho l’impressione che a livello globale ci sia stato un discreto recupero rispetto a un tormentato 2009».
Qual è la ricaduta dell’operazione «New York»?
«Operazioni di questo tipo, di così ampio respiro e di altissimo standard qualitativo, certamente aiutano molto sia l’immagine del settore sia quella di tutto il nostro Paese. Un’operazione intelligente, legata soprattutto alla costa orientale degli Stati Uniti. Sarebbe bello reperire altre risorse per esportare I Saloni anche altrove. Certamente il ritorno è stato notevole, tutta la stampa americana ha dato grande risalto alla nostra iniziativa».
Questo successo ha un segreto e un prezzo.
«Sono convinto che I Saloni debbano essere considerati un esempio virtuoso da seguire. Siamo gente che dà senza chiedere niente a nessuno. E soprattutto rischiando in proprio».


Ogni riferimento a Expo 2015 è puramente casuale...
«Faccia lei. Io sono convinto - e prima di me il compianto Saro Messina - che la ricetta vincente ci sia: avere progetti chiari, crederci e grandi capacità di promuoverli e venderli».

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