Elkann: "Fiat all'estero non per ridurre l'Italia"

Intervista del presidente del Lingotto al Financial Times. "La famiglia pronta a ridurre la propria quota in una società più grande". Poi annuncia: "Exor ha un miliardo di euro da investire"

Elkann: "Fiat all'estero 
non per ridurre l'Italia"

Milano - "Andare all’estero non significa che quello che c’è in Italia si riduce". È quanto afferma il presidente della Fiat, John Elkann in una intervista al Financial Times. "Fiat - prosegue John Elkann - è un grande esempio di come una società italiana possa crescere all’estero e accettare la sfida dei mercati mondiali". In questo senso "l’orgoglio per le proprie radici non dovrebbe essere un freno per la crescita".

Una quota ridotta Exor darebbe il suo sostegno all’ipotesi di una diluizione della quota del 30% in Fiat a fronte di un progetto finalizzato a creare una società di maggiori dimensioni, spiega Elkann. Parlando poi dell’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, Elkann ha osservato: "Non avremmo potuto avere un partner migliore. Abbiamo fatto molto negli ultimi dieci anni". E ancora, "un chiaro allineamento dei nostri obiettivi, sostegno reciproco e rispetto per i rispettivi ruoli: è questa l’essenza di una buona relazione. E possiede un enorme talento". Il Financial Times sottolinea poi come "contrariamente alle previsioni di molti analisti, che avevano previsto un ruolo di secondo piano su Elkann a portare Marchionne alla guida di Fiat e a dare il via libera alla possibile diluizione della quota detenuta dalla famiglia Agnelli, aprendo così la strada alla conquista del 20% di Chrysler e alla successiva operazione di spin off. Due operazioni - scrive ancora il Financial Times - impensabili per le generazioni che lo avevano preceduto ed anche per altre famiglie dell’automobile europee, quali i Peugeot e i Quandt della Bmw".

Investimenti per un miliardo La società Exor "ha una capacità di investimento per un po' più di un miliardo di euro". Prosegue Elkann.

Ulteriori risorse potrebbero derivare dall’uso della leva finanziaria (in ragione non superiore al 20%) e dal ricavato di disinvestimenti. Tra questi, si legge ancora, potrebbe esserci Alpitour, la cui vendita potrebbe essere presa in considerazione "se si presentasse una buona occasione".

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