Energia: nel 2006 il mercato farà le prime vittime

I trader più deboli stanno già abbandonando la partita. Per gli altri quasi inevitabile allearsi con i produttori

Paolo Giovanelli

da Milano

Qualcuno ne è già uscito, altri stanno per abbandonare la piazza, anche in breve tempo: il mercato dell’energia sta già facendo le sue vittime a pochissimi anni dal decollo. Non si tratta certo dei grandi produttori, che si stanno rafforzando con importanti investimenti, ma dei cosiddetti trader (anche se a qualcuno di loro questo nome non piace): se si va a vedere l’elenco dei grossisti pubblicato dall’Autorità per l’energia si scopre che alcuni che vi sono ancora compresi (e sono tra i grandi, addirittura prima di Edf) hanno abbandonato l’attività. Con l’inizio della Borsa elettrica i «dilettanti» si sono subito trovati in difficoltà e anche grossi nomi hanno subito pesanti perdite. Sul mercato libero tutti fanno trading, a partire ovviamente dall’Enel, ma ora il settore si è fatto più difficile e più selettivo e i margini di guadagno, anche per colpa del prezzo del petrolio, si stanno assottigliando. Così il 2006 è stato già battezzato, forse un po’ pessimisticamente, come l’anno dello «shake out», della selezione in vista della completa liberalizzazione che in ogni caso dovrebbe partire da metà 2007. Trovare i clienti non sarà meno importante che trovare i fornitori: i trader più deboli saranno costretti a legarsi a un produttore. Ma vediamo intanto cosa sta cambiando.
Che cosa farà De Benedetti. Pochi mesi fa era dato come venditore: con Energia aveva realizzato un gruppo snello che faceva grandi investimenti, ma che rischiava di non avere la taglia e i mezzi finanziari sufficienti per confrontarsi con gruppi come Enel, Edf, Endesa. Così si diceva fosse intenzionato a passare la mano in un momento in cui i profitti del settore sono ancora molto alti (e quindi la valorizzazione). Voci dell’ambiente dicono che ci ha ripensato: prima completerà tutte le centrali per cui ha avuto le concessioni, poi si vedrà. Gli «asset materiali» (alias le centrali) avranno un valore elevato ancora per un bel po’ di anni, e allora potrebbe convenire vendere.
Il gioco delle concessioni. Perché le municipalizzate di Trento e Bolzano sono entrate nella cordata che ha acquistato Edison? Perché puntavano alle centrali idroelettriche di proprietà Edison situate in regione su cui vantano una prelazione al momento della scadenza delle concessioni. Ma le concessioni sono state prolungate di dieci anni: in zona ci sono anche le centrali Enel che rischiavano di cambiare mano con un bel danno ai dividendi che incassa lo Stato.
Gli svizzeri. Zitti zitti sono diventati una vera forza: Egl, Raetia, Atel. Quest’ultima è entrata anche in Edipower e in Aem Milano; la prima è tra i grandi trader, tiene testa a colossi come Enel, Edison, Enipower, sta investendo in nuove centrali al Sud. Mentre tutti guardavano alle Genco, hanno sfondato con la loro produzione e i loro prezzi, su cui conservano comunque dei grossi margini.
La partita Enel-Authority. Il presidente dell’Autorità per l’energia, Alessando Ortis vuol costringere l’Enel a cedere una quota della sua produzione? Scaroni lancia la maxi-offerta a prezzo fisso, fidelizza una bella fetta di mercato e ottiene il risultato di non avere più energia disponibile da cedere come vorrebbe Ortis.

Ed Enel sostiene che se si sommano Edison, Edf Italia, Atel, Edipower, Aem Milano, Enìa (tutte collegate in qualche modo) si ottiene un gruppo che in Nord Italia supera la stessa Enel. La sommatoria è ardita, ma la dice lunga sulla battaglia che sta appena iniziando.

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