Roma - La California dichiara illegali le «cure» per «guarire» dall'omosessualità. Ma uno studente fa causa al Golden State e denuncia: così si viola il Primo Emendamento e la libertà di espressione. La notizia è apparsa prima su blog e siti web gestiti da comunità e associazioni gay ed è poi anche stata ripresa dalla stampa americana.
Pochi giorni fa il governatore Jerry Brown ha dato il via libera ad una nuova legge che bandisce le cosiddette terapie riparatrici sull'orientamento sessuale, che vengono applicate sui minori. La California è diventato così il primo stato Usa a giudicare illegale questo tipo di terapia, per la verità da sempre molto controversa e discussa. Dunque obbligare un minore che sente attrazione per il suo stesso sesso a seguire una trattamento per «guarire» è a tutti gli effetti considerato un reato. La decisione del governatore ha riscosso consenso ma ha anche scatenato contestazioni e proteste. Anzi molto più che generiche proteste. Aaron Blitzer, uno studente di Culver City che sta seguendo un corso per specializzarsi appunto come terapista nel campo dell'orientamento sessuale e più precisamente per «curare» i gay, ha fatto causa allo Stato della California.
Il giovane sostiene di aver direttamente provato la terapia «antigay» e ovviamente con successo perchè ora il suo orientamento sessuale è cambiato. Lo studente ex gay ritiene dunque che il bando delle terapie violi alcuni suoi diritti fondamentali. Prima di tutto la libertà di espressione sancita dal Primo Emendamento della Costituzione americana che tutela oltre alla libertà di parola, la privacy e la libertà di religione.
La tesi sostenuta nelle carte processuali depositate presso la Corte dell'Eastern District of California è che in questo modo allo studente viene preclusa la carriera futura. Non solo. Al fianco dello studente si sono schierati anche altri due terapisti, entrambi cattolici, che sostengono di aver praticato sui loro pazienti con successo la «cura antigay». I querelanti sono Donald Welsch, terapista familiare e ministro di culto e Anthony Duk, psichiatra. Entrambi sostengono che la legge limiterà drasticamente le loro possibilità di lavoro.
La causa dello studente è sostenuta dal Pacific Justice Institute, un'organizzazione no-profit di ispirazione cristiana che sostiene cause inerenti alla libertà di religione. La richiesta portata all'attenzione del giudice federale è quella di bloccare la legge in modo che non entri in vigore, come previsto, dal 1 gennaio del 2013.
Brad Dacus, presidente del Pacific Justice Institute, accusa la California di negare ai giovani che si sentono attratti dallo stesso sesso e ai loro genitori il diritto fondamentale alla «cura» perchè quella terapia è necessaria e risponde ai bisogni dei più giovani, confusi sul loro orientamento sessuale. Per Dacus il legislatore parte da un assunto sbagliato ovvero che l'orientamento sessuale e la conseguente battaglia interiore che si deve sostenere se si prova attrazione per lo stesso sesso abbia sempre una base genetica mentre la tesi degli avvocati è che spesso gli omosessuali diventano tali in quanto vittime di abusi di natura sessuale. Per Dacus si finisce così per ignorare migliaia di persone, inclusi i querelanti, che hanno sostenuto con successo la terapia e ora vivono «felici e salutari relazioni eterosessuali».
Nel mettere fuorilegge la terapia per i minori insomma si negherebbero diritti fondamentali alle famiglie e ai terapisti ma soprattutto a tutti quei giovani che nutrono attrazione per lo stesso sesso in conseguenza di abusi sessuali. In questo modo, denuncia Dacus, «li si rende vittime due volte perchè dopo gli abusi si nega loro la cura».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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