"Cuba ha bisogno di cambiare" Il Papa faccia a faccia con Fidel

Incontro di mezz’ora. Il líder máximo: "Un piacere stringergli la mano". E Benedetto XVI scherza sull’età: "Sono vecchio, ma ancora ce la faccio"

"Cuba ha bisogno di cambiare" Il Papa faccia a faccia con Fidel

Finalmente l’incontro. Era questo il momento più atteso. Ieri sera il Papa e Fidel Castro si sono stretti la mano. «Incontro il Papa come feci con Wojtyla», ha detto il lider maximo. Era il 1987, e la stretta di mano tra i due divenne storia. Fidel che appariva senza l’uniforme, nel suo completo scuro in giacca e cravatta, davanti a lui Giovanni Paolo II. Oggi la scena si ripete con Ratzinger, sono quasi coetanei, 85enne il Papa che è arrivato all’incontro camminando a fatica e ha scherzato: «Sono anziano ma posso ancora fare il mio dovere».

Castro appare dimagrito, invecchiato. Un incontro durato mezz’ora, «cordiale e intenso», un filo di commozione negli occhi del lider cubano, in cui ha parlato anche della sua fede e della sua conversione. «Un grande piacere stringere la mano a Benedetto XVI», ha scritto il lider maximo in una «reflexion» pubblicata sul sito CubaDebate. Fidel Castro ha detto che «desiderava molto due beatificazioni, quella di madre Teresa, benefattrice di Cuba, e quella di Giovanni Paolo II». Fidel in versione riflessiva ha chiesto al Pontefice di spiegargli i cambiamenti della liturgia della Chiesa. Ha chiesto che cosa fa di solito un Papa e Ratzinger ha risposto con una riflessione sul significato dei viaggi per incontrare i popoli. Il Pontefice e il comandante rivoluzionario sono poi scivolati sul terreno dei massimi sistemi. Castro ha rilevato infatti «la difficoltà dei tempi di oggi con la scienza che si trova a non saper rispondere alle esigenze dell’umanità». E «il Papa ha collegato questo tema con l’assenza di Dio».

Alla fine il lider maximo ha chiesto all’ex professor Ratzinger qualche libro sui temi toccati e il Papa ha promesso di mandarglieli dopo una riflessione che farà su quali sono i più adatti. E alla fine Castro ha presentato i due figli al Papa. Nessun cenno invece a «scomuniche da togliere», ha riferito il portavoce del Papa, Padre Lombardi. Il riferimento è alla scomunica a tutti i comunisti.
Fuori, Cuba spera che l’incontro serva a qualcosa: tanti i prigionieri politici rinchiusi in cella, le associazioni per i diritti umani hanno denunciato i rastrellamenti in questi giorni: almeno 150 persone considerate pericolose arrestate in modo preventivo. Yoani Sanchez ha parlato dei rastrellamenti come di «chiari segnali di paura». Il Papa in questi giorni a Cuba ha parlato di libertà, facendo chiaro riferimento ai prigionieri politici. Anche ieri a L’Avana davanti a 300mila persone ha ripetuto: «Cuba e il mondo hanno bisogno di cambiamenti, ma ci saranno solo se ognuno è nella condizione di interrogarsi sulla verità e si decide a intraprendere il cammino dell’amore, seminando riconciliazione e fraternità». Poi il Papa si è soffermato sul tema della fede. «È da riconoscere che sono stati fatti passi avanti, affinché la Chiesa compia la missione di annunciare apertamente la sua fede. Ma - ha aggiunto - è necessario proseguire».

Il governo ha già fatto sapere che «non si farà nessuna riforma politica». Proprio ieri il Vaticano abbia chiesto al governo dell’Avana informazioni sulla sorte dell’uomo picchiato e allontanato che ha urlato slogan antirivoluzionari prima della messa a Santiago. Il Papa ha incontrato a L'Avana anche il presidente Raul, che già lo aveva accolto all'aeroporto. I due hanno tenuto colloqui a porte chiuse per 55 minuti, il doppio del tempo che usualmente il Papa dedica ai capi di Stato.

Nell’incontro il Pontefice ha proposto che il Venerdì santo, diventi giorno festivo, ma non c’è stata immediata risposta. Normale, secondo Padre Lombardi che il governo prenda tempo per decidere. Esattamente come con Giovanni Paolo II. Dopo la sua visita del 1998 Castro acconsentì: da allora il Natale divenne festa nazionale.

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