Parigi - Un governo di unità nazionale per traghettare la Francia fuori dalla crisi? Otto francesi su dieci sarebbero favorevoli. Se non a una soluzione «all'italiana», a un «governissimo» delle riforme. Troppo debole l'azione dell'esecutivo finora. Il deficit tutt'altro che ripianato, come promesso da François Hollande; una disoccupazione record impongono un cambio di visione al presidente della Repubblica. Un governo di unità nazionale, auspicabile per i simpatizzanti della gauche (66%), per quelli Ump (89%) e del Front National (79%).
Secondo il Dipartimento del lavoro (Dares), la Francia ha infatti toccato un nuovo picco: 3,224 milioni di senza impiego, con un incremento dell'1,2% rispetto al mese precedente. L'ultimo dato simile - 3,19 milioni - è del gennaio 1997. Così, dopo le tensioni destra-sinistra seguite all'approvazione del matrimonio gay, la Francia prova a innovare le dinamiche di palazzo vox populi, suggerendo un esecutivo guidato dai socialisti, ma non limitato a loro come l'attuale. Stando al sondaggio pubblicato ieri dal JDD, il 78% dell'opinione pubblica è pronto. «L'Italia ha un governo di unità nazionale e anche i francesi adesso potrebbero immaginare una simile ipotesi», scrive il giornale. É però un sogno, in una Francia politicamente manichea, che evidenzia solo l'impopolarità del suo presidente, permettendo alle estreme di riemergere mediaticamente e alla destra orfana di Sarkozy di riorganizzarsi.
Per il politologo Gérard Grunberg, «l'ipotesi di grande coalizione fornirebbe alla Francia una base politica solida: permetterebbe di pesare in Europa, di fare riforme e arrestare il proprio declino». Ma nonostante il pressing dell'opinione pubblica il sogno a oggi è quasi irrealizzabile. Nell'Ump si sono espressi a favore solo l'ex premier François Fillon e Benoist Apparu. Marine Le Pen ha escluso la partecipazione del Front National a un «governissimo» guidato da un rappresentante dell'attuale maggioranza, ma spiega che, in caso di vittoria, probabilmente formerebbe lei stessa un esecutivo di unità nazionale. Stando alle voci di corridoio, l'ipotesi non è praticabile nel breve periodo. Non conviene a Hollande, che potrebbe, sì, sciogliere l'Assemblea nazionale, come fece Chirac nel '97. Ma rischierebbe una débacle terribile e la fine della sua maggioranza parlamentare; né all'Ump, che punta all'Eliseo nel 2017 e guarda all'estrema destra per una futura alleanza.
La soluzione immediata resta la nomina di un nuovo premier e la sostituzione di alcuni ministri. Nessuna proposta sincera, finora, per una grande coalizione con dentro Ps-centristi-Ump ed estreme. Hollande potrebbe cedere una poltrona di governo solo ai moderati di François Bayrou e aprire l'esecutivo all'alleato Jean-Luc Mélanchon, rappresentante dell'estrema sinistra e primo degli insoddisfatti dell'operato socialista. Anche il direttore di Ifop, Frederic Dabi, sostiene che «Bayrou sarebbe una delle personalità politiche che potrebbero entrare se Hollande decidesse un rimpasto, perché a volere il centrista sarebbe il 47% dei francesi». Così facendo, il presidente potrebbe anche controbilanciare il probabile ingresso di Mélanchon nel governo.
Intanto Bfm tv ha confezionato un altro assist al cosiddetto reve d'union. Una trasmissione, in onda stasera, che passerà ai raggi X il primo anno di presidenza socialista. A difendere Hollande, Pierre Moscovici - la personalità più rappresentativa dell'esecutivo attuale - che dovrà gestire un'ora e mezza di faccia a faccia, con Marine Le Pen prima e con Xavier Bertrand poi, ex ministro neogollista, sarkozista tra i più fidati.
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