L'allarme dalla Libia: migliaia di profughi in fuga verso l'Italia

Nuova "invasione" annunciata di barconi. Il sindaco di Bengasi: "Aiutateci ad aiutarvi". Bonino e Mauro: alto rischio infiltrazione di terroristi

L'allarme dalla Libia: migliaia di profughi in fuga verso l'Italia

Terroristi infiltrati fra i disgraziati che sbarcano in Italia, migliaia di siriani in fuga attraverso la Libia, a Tripoli c'è chi dice diecimila, per tentare la traversata e la richiesta italiana all'Europa di una missione più combat, non solo per soccorrere i profughi, ma per colpire gli scafisti. E forse pattugliamenti nelle acque territoriali libiche ed operazioni a terra, a patto che si trovi un accordo con il debole governo di Tripoli.
I libici vogliono fare la loro parte, come sostiene il sindaco di Bengasi, in visita a Bologna. «La parte Est della Libia è particolarmente permeabile e quindi è fondamentale una collaborazione sempre più stretta per la gestione dei flussi migratori - sottolinea Mahmed Burziza -. La Libia è la diga dell'Europa. Faremo quanto possibile, ma anche il nostro è un Paese di immigrazione e non solo di transito. Questo significa che dobbiamo affrontare problemi sociali, sanitari e di ordine pubblico sempre più drammatici».
Lunedì a Bruxelles l'Italia ha chiesto un'operazione militare europea sulla falsariga di quella contro i pirati in Somalia che intercetti i trafficanti di uomini e non solo. Il ministro degli Esteri Emma Bonino ed il responsabile della Difesa, Mario Mauro, hanno parlato di «minaccia alla sicurezza». Il sospetto è che elementi della guerra santa internazionale si siano infiltrati a bordo dei barconi, in mezzo ai clandestini, in arrivo dalla Libia. Il loro primo approdo sono le coste maltesi o italiane, ma l'obiettivo è circolare nei 28 Paesi dell'Unione Europea.
«La Libia si conferma un Paese sull'orlo del fallimento, in uno stato di grande fragilità, una specie di canale aperto su cui convergono tutta una serie di traffici, di esseri umani, ma non solo» ha ribadito Bonino a Bruxelles. «È una specie di canale, di collettore fuori da qualsiasi controllo», che attrae traffico di droga, di armi ed elementi sospetti.
L'obiettivo è trasformare in dicembre Mare Nostrum in una missione europea «che non riguardi solo la divisione dei rifugiati» soccorsi in mare. Secondo il ministro Mauro la nuova operazione dovrebbe assomigliare ad Atalanta, la missione antipirateria europea al largo della Somalia, che ha debellato il fenomeno.
Bahia Kanoun partecipa alla visita di questi giorni con il sindaco di Bengasi a Bologna e una delegazione di imprenditori. Secondo la rappresentante del governo libico sull'immigrazione clandestina «è fondamentale un'azione di contrasto più incisiva e condotta nel quadro della cooperazione internazionale, ma resta aperta una questione. I natanti intercettati dove vengono condotti, a Malta, in Italia o in Libia?».
Il ministro della Difesa ha parlato a Bruxelles «dell'uso di grandi imbarcazioni, le cosiddette “navi madre”, che rilasciano in alto mare migliaia di persone su barchini destinati ad affondare», invocando misure più incisive.
Il 9 novembre la flotta impegnata nella missione Mare Nostrum ne ha individuata una raccogliendo prove grazie ad aerei con sensori speciali e al sommergibile Gazzana. Nave Aliseo ha sparato diversi colpi per fermarla. Alla fine sono stati catturati 16 scafisti e la nave è affondata durante le operazioni di traino. Nave Stromboli ha portato in salvo 176 migranti, tutti siriani.
La nuova missione europea che dovrebbe venir decisa il prossimo mese mira ad accentuare queste operazioni e forse a pattugliare le acque territoriali libiche con a bordo ufficiali di Tripoli. Se ci fosse un accordo con il debole governo libico si potrebbero pianificare operazioni a terra contro le basi degli scafisti.
In questi giorni da Zuara, hub dei trafficanti di uomini, ad ovest di Tripoli, rimbalzano notizie non confermate di diecimila siriani già in Libia o in Egitto, pronti a superare il confine, per imbarcarsi verso l'Italia.
Uno dei problemi maggiori dopo la caduta di Gheddafi sono le frontiere colabrodo.

Il sindaco di Bengasi sottolinea che «la Libia è estremamente estesa» e per monitorare i confini ed i flussi illegali «abbiamo bisogno di supporto anche nel campo del controllo remoto e delle nuove tecnologie».
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