«Il rapimento di quei tre ragazzi era prevedibile... è la conseguenza dell'accordo di governo tra Hamas e Autorità Palestinese che garantisce ad Hamas libertà di movimento in Cisgiordania mentre a Gaza il potere resta nelle mani dei fondamentalisti». Naor Gilon, 50 anni, da due ambasciatore israeliano in Italia, ha pochi dubbi. Dietro la scomparsa di Naftali Fraenkel, Gil-Ad Shaer e Eyal Yifrach - i tre ragazzini israeliani volatilizzatisi nella zona di Hebron in Cisgiordania - c'è la mano dei fondamentalisti decisi a riaffermare la propria presenza anche fuori dalla Striscia di Gaza. E in questa intervista al Giornale si dice convinto «della responsabilità diretta di Hamas».
In Cisgiordania state esercitando una forte pressione militare. Non rischiate una nuova Intifada?
«Dobbiamo far di tutto per trovare questi ragazzi. Quanto sta avvenendo è la conseguenza delle iniziative dell'Autorità Palestinese. Sono stati loro a siglare un accordo con un'organizzazione come Hamas che non è solo nemica dello Stato d'Israele, ma anche antisemita».
Per la Ue l'accordo è un passo avanti sulla strada della pace...
«Purtroppo l'Unione Europea trascura le condizioni poste per l'eventuale riconoscimento di un governo di Hamas. La Ue e la comunità internazionale chiedevano a Hamas la rinuncia alla violenza, l'accettazione dei trattati di pace, il riconoscimento dell'esistenza d'Israele. Hamas non ha sottoscritto nulla di questo prima di accordarsi con l'Autorità Palestinese. E l'Anp si è ben guardata dal pretenderlo. Riconoscendo quell'accordo la Ue garantisce legittimità internazionale ad un governo palestinese che ha al proprio interno un'organizzazione terroristica».
Il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini annuncia che aprirà il semestre di presidenza italiana della Ue incontrando Abu Mazen. Cosa vi aspettate?
«L'Italia seguirà la linea adottata dall'Europa in questi anni. L'Ue è appiattita sulla linea palestinese e non ascolta le nostre richieste. L'Europa spesso fa proprie le posizioni palestinesi sui confini del '67 o dà retta a chi la consiglia d'ignorare Israele. E quando solleviamo le questioni sulla sicurezza e sui rifugiati palestinesi si guarda bene dall'ascoltare».
Il ministro Mogherini teneva in bella evidenza su Facebook una propria foto con Yasser Arafat...
«Yasser Arafat è stato un partner d'Israele durante gli accordi di pace di Oslo. Quando ha rotto quegli accordi Israele l'ha definito di nuovo un terrorista. Una definizione sottoscritta, in quegli anni, anche dal governo americano. Personalmente ho incontrato due volte il vostro ministro. Mi sembra ben disposto. E impara in fretta».
Il presidente palestinese Mahmoud Abbas è stato ospite di Papa Francesco nonostante l'accordo con Hamas...
«Papa Francesco è una grande figura internazionale e gode del pieno rispetto di Israele. Nelle interviste Abbas ha cercato di approfittare dell'invito a Roma per scaricare sul governo israeliano il mancato accordo di pace. Dimenticando che in venti anni di trattative non è riuscito a raggiungere un accordo con nessun governo israeliano né di destra né di sinistra».
Per voi l'Iran è il peggior nemico. La minaccia sunnita-qaidista in Siria e Iraq sembra però anche peggiore...
«In tutte le crisi mediorientali c'è la lunga mano iraniana. Quanto avviene è anche il frutto della loro "cucina". Assistiamo alle conseguenze dell'azione destabilizzante di un'Iran capace di appoggiare perfino, come ha fatto a Gaza armando Hamas, le organizzazioni sunnite. Il rischio è la comparsa sulla scena di una bomba atomica "sciita" che spingerebbe anche le potenze sunnite a cercar di dotarsi di armamenti nucleari».
Washington però dialoga con Teheran sul
nucleare«Ben vengano le trattative se allungano i tempi di avvicinamento dell'Iran alla soglia nucleare. Ma solo una credibile opzione militare unita alle sanzioni consente di esercitare un'autentica pressione su Teheran».
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