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Mandare un bimbo a uccidere: la nuova strategia dell'orrore

I talebani si vantano pubblicamente che a scagliare l'ordigno sia stato un ragazzino. Ma non è vero che non amino i loro figli: pensano che sia giusto farne degli assassini

Mandare un bimbo a uccidere: la nuova strategia dell'orrore

Ci tocca anche di venire a sapere dai comunicati, nel dolore, che i talebani sono molto fieri di sostenere che sia stato un bambino di undici anni a scagliare l'ordigno che ha ucciso il nostro Giuseppe La Rosa. L'orrore per l'uso dei bambini si unisce alla consapevolezza che La Rosa era là proprio per aiutare quel ragazzino. E noi che facciamo dei bambini una religione rabbrividiamo di fronte a tanto orrore. È una degna aspirazione, per gli islamisti estremi, siano sunniti o sciiti, spingere un bambino a uccidere e a morire in nome di Allah. Attenzione, non c'è solo crudeltà qui: c'è del metodo, e quanto. Il bambino, cioè, è amato, e veramente, dalla mamma e dalla società (generalizzo, si capisce) anche (non diciamo soltanto) nella misura in cui infligge danno all'avversario, perché l'avversario è il male stesso. No, il bambino che va a sparare o salta per aria con una cintura esplosiva non è disamato, o negletto. L'amore che gli dedica la società islamista estrema ci deve insegnare quanto può essere profondo il pericolo, e la diversità.

E ha anche un doppio uso. Domani si dirà anche infatti, come si è detto, che l'invasione occidentale è causa della morte dei bambini afghani, o palestinesi, e anche la morte dei 1500 bambini siriani uccisi nella guerra sarà attribuita da chi li ha mandati a farsi fare a pezzi o li ha fatti a pezzi, a qualche complotto del nemico, sionista, americano, quel che sia. Giuseppe La Rosa era un amico dei bambini afghani, chiunque non sia un idiota lo capirebbe, ma non vogliamo spingerci a spiegare ai talebani, per carità, la differenza fra un oppressore e una mano tesa per un futuro migliore, lontano dall'idea di impossessarsi delle cose loro.

I bambini usati in guerra oggi sono circa 300mila, molti in zone islamiche, ma certo non solo. Abbiamo negli occhi un madornale precedente: durante la guerra fra l'Iran e l'Iraq, dal 1980 all'88, ai bambini iraniani veniva consegnata una chiave di plastica che, gli si spiegava, avrebbe aperto loro le porte del paradiso, e così muniti venivano spediti a marciare sui campi minati per ripulire la strada ai militari. Che seguivano, pestando le loro spoglie. I bambini iraniani durante la guerra morirono in 90mila, e prima si assiepavano a mucchi per ottenere l'onore di far parte della schiera dei martiri di Allah.

I talebani, nonostante le promesse del Mullah Omar di non toccare i piccoli, hanno campi di addestramento per ragazzini sul confine pakistano-afghano. Si ricorda un'epidemia di attacchi di bambini suicidi nel 2011, nel maggio un bambino ha ucciso 4 persone, due nello stesso periodo hanno fatto fuori 15 poveretti. Naturalmente i piccoli assassini muoiono quasi sempre. Lo stesso è accaduto durante l'Intifada, 29 attacchi suicidi sono stati compiuti da ragazzini sotto i 18 anni fra il 2001 e il 2003, oltre a 22 attacchi armati e con ordigni esplosivi. In Iraq nel 2009 furono distrutte autentiche cellule di bambini reclutati e istruiti da Al Qaida. La storia continua. A mettere le bombe, a imparare a far fuoco contro il nemico si impara prestissimo: il training è multiplo religioso, politico, familiare, ha l'appoggio delle autorità, della tv, delle moschee (naturalmente non di tutti). Una madre palestinese di shahid saltati per aria ha detto in modo alquanto tipico: «Il mio messaggio a tutte le mamme è di sacrificare la propria creatura per la Palestina. Se fossi giovane e potessi partorire di nuovo, rifarei gli stessi figli (martiri)». Un bambino è un bambino: quelli che non vogliono combattere e morire, vengono obbligati con la paura e con la forza a seguire gli ordini, o prendono pochi soldi, si fanno fotografare in pose eroiche e come i grandi, si fanno promettere un paio di vergini in paradiso. Poi vanno a ucciderci e a morire. Ho visto frugare a un check point un bambino imbottito di esplosivo, ho visto una bambina di cinque anni con una borsa piena di Tnt. Mi hanno fatto tenerezza, ero contenta che fossero salvi.

La nostra aspirazione alla ragione e al bene, sono lontanissimi dall'essere condivisi.

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