Vent'anni dopo, i soldati italiani a Mogadiscio

Dopo vent'anni i nostri soldati tornano a Mogadiscio. Dalla sanguinosa missione Ibis, del 1992, finita malamente, nessun scarpone italiano aveva più rimesso piede nell'inferno somalo. Adesso il Paese del Corno d'Africa sta cominciando a vedere la luce in fondo al tunnel dell'anarchia e della guerra civile grazie all'aiuto internazionale. Ieri mattina all'alba 23 militari italiani sono sbarcati nella capitale somala, come ha annunciato lo Stato maggiore delle Difesa, in significativa coincidenza con la festa della Repubblica. Un primo team che garantirà la sicurezza del quartier generale presso l'aeroporto della missione dell'Unione europea di addestramento delle forze armate somale (Mate). Bruxelles ha lanciato l'operazione nel 2010, ma la formazione di polizia ed esercito per il governo transitorio di Mogadiscio avveniva in Uganda e a Gibuti. Dal 7 maggio, con il miglioramento della sicurezza, è diventata operativa nella capitale somala la base europea sotto comando del tenente colonnello dell'esercito De Masi. Con lui ci sono sette militari italiani raggiunti ieri da altri 23 uomini. «Il team, proveniente dalla base di Gibuti, si è rischierato nella capitale somala per svolgere il compito di forza di pronto impiego (Quick Reaction Force) della missione europea» riporta un comunicato della Difesa.
Nel 1992 eravamo sbarcati a Mogadiscio con il cappello dell'Onu a seguito degli americani che volevano sistemare i signori della guerra somali dopo la caduta del regime di Siad Barre. Un contingente di 2500 uomini, che per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale rimase coinvolto in pesanti battaglie, come il sanguinoso scontro al check point Pasta di Mogadiscio. Undici militari italiani sono caduti in due anni di missione oltre a centinaia di somali senza riuscire a fermare la discesa all'inferno del disgraziato paese del Corno d'Africa.
Lo scorso settembre, per la prima volta dopo vent'anni, si è riunito a Mogadiscio il Parlamento che ha eletto il nuovo presidente ed il primo ministro del governo transitorio. Un mese dopo gli estremisti armati al-Shabab, ispirati da al Qaida, perdevano il controllo di Chisimaio, l'ultima città nelle loro mani. Per ora la capitale è pacificata, a parte sporadici attacchi suicidi.
Fino allo scorso anno i militari europei hanno addestrato tremila uomini delle forze di sicurezza somale. La Ue ha deciso di trasferire tutte le attività di formazione dell'esercito e della polizia locali a Mogadiscio per il 2014. All'inaugurazione del quartier generale all'aeroporto, sotto comando italiano, ha partecipato il presidente somalo, Hassan sheik Mohamud, ribadendo «l'immenso valore dei rapporti con l'Unione Europea». La sicurezza è indispensabile per portare il Paese fuori dal tunnel. La Ue ha investito 11,6 milioni di euro nella missione, che lavorerà a stretto contatto con il neonato ministero della Difesa somalo fino al 2015. Gli italiani garantiranno la sicurezza del quartier generale a Mogadiscio e non è escluso che il primo team arrivato ieri possa venire rafforzato.

Da gennaio ad aprile 32 carabinieri, sotto il comando del tenente colonnello Guido Ruggieri, hanno addestrato 200 poliziotti somali, comprese le prime donne, a Gibuti, confinante con la Somalia del nord. Altri 7 carabinieri operano nel campo di addestramento ugandese di Bihanga, che nel giro di un anno dovrebbe venir trasferito in Somalia.
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