Facce di bronzo Commercianti col vizietto

Per il consumatore lo scontrino fiscale non è obbligatorio: oggi non si rischia alcuna multa se non lo si porta con sé e non si è tenuti ad esibirlo. Una volta, invece, era diverso: il cittadino-cliente che dimenticava di ritirare lo scontrino fiscale o la ricevuta era soggetto a una multa salata. Lo scontrino fiscale andò in pensione dopo 20 anni di onorato servizio con l’entrata in vigore del decreto legge numero 269 del 2 ottobre 2003. I commercianti e gli artigiani (titolari di reddito d'impresa e di lavoro autonomo) sono tenuti invece sempre a rilasciare lo scontrino, anche se il cliente non ne fa esplicita richiesta. Lo scontrino rimane la principale ed essenziale prova d’acquisto: è una garanzia sulle merci comprate e quindi si consiglia di richiederlo sempre quando sia che si acquistino beni di scarso valore che merci di valore o soggette a garanzia.
Lo scontrino fiscale è valido come garanzia d’acquisto su tutti i beni di consumo, vale 24 mesi a partire dalla data di rilascio e aumenta di due mesi se il difetto si manifesta negli ultimi giorni di validità della garanzia legale. Lo scontrino fiscale deve essere presentato, se richiesto dal venditore, quando si deve far riparare o sostituire il bene acquistato. Se quest’ultimo non può essere sostituito lo scontrino consente in genere una riduzione del prezzo o la risoluzione del contratto. Ma la guerra contro i «furbetti dello scontrino» non è facile da vincere: non c’è appartenenza regionale che tenga: sono ben distribuiti da Nord a Sud. Lo dimostrano tutti i controlli realizzati dalla Guardia di Finanza anche soltanto nel 2010. I trucchi dei furbetti dello scontrino sono numerosi. Uno dei più comuni è un piccolo compromesso: il commerciante batte una cifra inferiore all’importo effettivo. In genere lo usa con gli amici: quando si sente al sicuro fa l’occhiolino, chiede il permesso e via con lo scontrino ristretto. C’è poi chi batte uno scontrino su dieci, in genere quando in negozio entrano facce nuove. Spesso lo si fa battendo le cifre sui tasti della cassa senza spingere l’ultimo tasto, quello che fa uscire lo scontrino. Molto più sofisticato è il foglietto in tutto e per tutto simile ad uno scontrino salvo che per un dettaglio: per il fisco è solo carta straccia. Alcuni lo chiamano «conto banco», altri lo usano e basta senza troppi problemi al posto dei veri scontrini. Per riconoscerlo in genere basta guardare bene in fondo al foglio, dovrebbe esserci scritto: «non valido ai fini fiscali».


Nell’ultima punta del programma tv Le Iene un ristoratore è stato beccato proprio a rilasciare questo tipo di scontrino tarocco. Quando quelli delle Iene gliel’hanno fatto notare, si è pure arrabbiato: «Violate la mia privacy, vi denuncio...».

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