Facciamo attenzione, vogliono spegnere la Lanterna magica

Facciamo attenzione, vogliono spegnere la Lanterna magica

(...) permette a Marotta di assicurarsi un fior di allenatore e attuare, al contrario dell'anno scorso, un accorto mercato estivo da sette e mezzo, che sarebbe stato da otto e mezzo se fosse arrivato un difensore centrale decisamente più forte di Rossi (tant'è che l'attacco e il portiere sono da Champion's League, il centrocampo è da Europa League e la difesa da salvezza risicata). Vedo un Del Neri assolutamente degno di stare nei primi 4 del campionato; che non ha paura di portare i giovanissimi (Poli in campo, Soriano in trincea) al fronte; che fa propositivamente giocare la squadra a dare (13 gol, tanti) e prendere (7, pochi) spericolatamente a maggior divertimento dello spettatore pagante, al punto da lasciare in campo due punte autentiche e due esterni alti persino quando capiti di dover giocare a lungo in inferiorità numerica.
Ecco perché, contravvenendo alla mia linea di pensiero, riconosco che Garrone e Marotta hanno fatto bene stavolta a protestare pubblicamente forte e chiaro. Vivendo ormai in regime di calcio mediatico (non esisti se la televisione ti ignora) il presidente e l'amministratore delegato della Sampdoria lo dovevano a Del Neri e ai giocatori che si sono guadagnati mattone su mattone i 17 punti e il secondo posto in classifica con straordinario merito professionale; lo dovevano a una tifoseria che sotto la rivoluzionaria guida di Paolo Mantovani seppe moltiplicare i suoi numeri al contempo imparando che il tifo va fatto sportivamente a favore anziché contro: linea pienamente condivisa da Garrone, che appunto si è esposto in prima persona per far capire ai propri tifosi che la società c'è, sì da scongiurare malaugurabili eccessi di piazza. Nel frattempo si perde Pazzini che mi ricorda sempre più Vialli in quanto come Luca segna un gol per volta. Ma pazienza. Avremo modo di vedere di che pasta è fatto Pozzi.
Sabato sera un Genoa indebolito dall'assenza di pedine fondamentali, macroscopici errori e spericolati velleitarismi estemporanei mi aveva frattanto rafforzato nel convincimento che serenamente espressi ai primi di settembre: che cioè per l'ammirevole Grifone abilmente allestito da Preziosi e magistralmente diretto da Gasperini sarà stavolta estremamente difficile, per non dire impossibile, ribadire - e dunque figurarsi migliorare - la prestigiosa posizione finale del campionato scorso. Questa mia autoesposizione all'eventuale rimostranza dei tifosi fu ed è intesa a garantire l'allenatore e la squadra rossoblu dal rischio di destabilizzanti contraccolpi connessi a un'eccessiva attesa popolare.
Ripeto il concetto, per sgombrare il campo dagli svolazzi superficiali: l'organico del Genoa denunciava inizialmente 25 elementi, successivamente ridotti a 23 per via dei devastanti infortuni toccati a Jankovic e Kharja, ma gli effettivi titolari pari forza risultano per vero non più di 16/17.

Con i quali peraltro l'ottimo Gasperini, se il diavolo la smetterà di metterci la coda, potrà comunque condurre un buon campionato nella parte sinistra del tabellone, un'Europa League da protagonista e magari una Coppa Italia da grandi ambizioni. E dunque, pancia in dentro e petto in fuori. Con alle spalle un pubblico come quello del Genoa, incomparabile nella sfortunatissima serata anti Inter, magari un miracolo ci può scappare.

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