Falce & Zimbello

Domanda: è ancora lecito usare termini come «vergogna» o «indignazione» senza risultare comici o senza passare per dei precoci tromboni? C’è ancora spazio per un minimo di civilissima passione quando invece ti spiegano che tutto andrebbe preso con cinismo, e chettifrega, è la politica, prendersela non serve? Insomma, che dobbiamo fare con le dichiarazioni di Fausto Bertinotti a margine del suo viaggio in Cina? Indifferenza giornalistica? Una scrollatina di spalle per poi tornare ad appassionarci a qualche dichiarazione di Arturo Parisi? In Cina c’è un massacro al giorno e il ridicolo Bertinotti ha paragonato le ultime sparatorie sui contadini, ritenute il fatto più grave da Tienanmen in poi, agli incidenti della Valsusa. Ha parlato di «aperture» laddove l’inasprimento della repressione è divenuto un programma politico rilanciato nel 2003 assieme alla volontà di mantenere il primato mondiale delle condanne a morte.

È addirittura riuscito a dire «non esiste un problema di repressione religiosa in Cina» quando centinaia di cattolici non allineati (mica leggende: abbiamo pubblicato gli elenchi) risultano spariti, sequestrati, internati e ammazzati: la fede cristiana è stata recentemente e documentalmente definita, dal Partito, «un’importante componente nella strategia occidentale contro la Cina». E mentre Bertinotti si mette in posa con le sciarpe in cashmere del suo amico stilista, qui magari si passa per passionali.

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