Roma

«Fascinum» Se il teatro cerca l’archetipo

Un giovane della Costa d’Avorio, alto e muscoloso, suona il tamburo ed è un tutt’uno con la natura, in un’atmosfera di suoni, luci e profumi che rimandano a un altrove lontano. D’improvviso la metamorfosi: quell’uomo è animale, è cavallo che corre all’impazzata, è cane aggressivo, graffia come un felino. Tutto ciò è emozione, ed è in scena fino giovedì 31 agosto al teatro Belli con le prove aperte di Fascinum, lo spettacolo tratto dal poemetto di Gabriella Pierre Debiaggi e da lei diretto. Una drammaturgia che, spiega l’autrice e regista italofrancese, «è antropologica, occidentale, olistica e interculturale». Parole difficili, che si traducono nella sfida da cui il testo poetico e la sua rappresentazione hanno preso le mosse: arrivare al simbolo attraverso il divenire scenico e la verità che è offerta da due attori e due attrici. È la filosofia che ispira il «Teatro di Cosma», il tentativo cioè di ricollegarsi all’«archetipo», a un qualcosa di misterioso e di primordiale che ci sovrasta, grazie alla poesia «in azione». Fascinum nasce a Roma (dove è stato scritto una decina di anni fa) ma vi torna solo momentaneamente, puntando al Festival di Cartagine, appuntamento internazionale al quale verrà in primo luogo presentato in forma di video (la registrazione è fissata per lunedì 28 agosto). «La scelta del Belli non è casuale - spiega la regista -. Da un lato è un omaggio al coraggio del direttore artistico Antonio Salines, che porta avanti un palcoscenico storico come questo, dall’altro è qui che lavorò un artista che come pochi coglieva le novità e guardava avanti, Roberto Lerici. In più, a Tor San Lorenzo ha sede Fata, l’associazione che insegna il mio metodo». Un metodo, quello messo a punto dalla regista, che si avvale delle esperienze antropologiche e risente di una formazione, la sua, che va moltiplicata per quattro: Debiaggi «cresce» artisticamente al Piccolo di Milano, a Parigi per la Commedia dell'Arte, a Cracovia con la tesi di Stanislawskij e a Los Angeles con gli insegnamenti di Strasberg. Ciò che accomuna chi assiste allo spettacolo è «la rivisitazione delle proprie emozioni fino alla soglia delle fragilità umane, l’andare oltre la psicologia per avvicinare l'archetipo, il luogo magico che coincide con la messa a fuoco dei mostri dell’inconscio».
Teatro Belli, piazza di Sant’Apollonia 11/a, prove aperte fino al 31 agosto, dalle 10 alle 23.

Ingresso libero.

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