Fastweb pronta a pagare una cauzione

Tutto per evitare il commissariamento. Secondo fonti giudiziarie la società a banda larga Fastweb, oltre ad affidare a un soggetto esterno la verifica delle procedure di controllo e responsabilità dell’azienda, è anche pronta a garantire una cauzione per la copertura dell’eventuale profitto illecito, e del conseguente danno all’Erario che dovesse emergere al termine dell’indagine sulle presunte operazioni di fatturazione di servizi inesistenti al fine di maturare credito Iva fittizio che il gruppo avrebbe posto in essere tra il 2003 e il 2007. Sono queste le proposte che i legali di Fastweb hanno presentato agli inquirenti al fine di scongiurare il commissariamento della società che sarà discusso davanti al gip il prossimo 7 aprile.
Fastweb ha affidato alla società di consulenza Pricewaterhouse l’incarico di verificare l’adeguatezza delle procedure di controllo interno in base a quanto previsto dalla legge 231 del 2001. Gli avvocati di Fastweb hanno inoltre dato agli inquirenti la disponibilità a fornire una cauzione, la cui entità non è stata definita, ma che dovrebbe essere compresa tra i 38 e i 40 milioni di euro. La somma dovrebbe comunque essere in grado di coprire il presunto profitto illecito che, secondo gli inquirenti, la società avrebbe ricavato dalle operazioni che sono ora sotto la lente dei magistrati. Nell’udienza che si è svolta lo scorso 2 marzo, Fastweb aveva già proposto di commissariare il solo settore wholesale, divisione in cui sarebbero stati effettuati gli illeciti, per una durata di 9 mesi. Secondo il gip, le indagini hanno portato alla luce un’organizzazione criminale che realizzava attività economiche fittizie per svariati miliardi di euro al fine di ottenere crediti d’imposta a vantaggio delle due società di tlc, Fastweb e Sparkle (controllata da Telecom Italia), che negano ogni addebito.
Per le due società, infatti, la frode era commessa grazie alla presenza di impiegati infedeli, ma alcuni controlli effettuati nel 2006 avevano già messo in luce una situazione non chiara, tanto che i contratti con le aziende che producevano traffico illegale erano già stati sciolti. I magistrati sostengono che il denaro frutto della frode fiscale veniva poi riciclato in diverse direzioni. Nell’ambito dell’inchiesta è stato arrestato il fondatore ed ex ad di Fastweb, Silvio Scaglia. In carcere è finito anche il senatore del Pdl, Nicola Di Girolamo, dimessosi a causa della vicenda.

È invece indagato l’attuale amministratore delegato di Fastweb, Stefano Parisi, che dichiara di avere la fiducia del principale azionista della società, ossia gli svizzeri di Swisscomm che hanno rilevato la quota di controllo della società dal fondatore Scaglia.

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