«Fatwa» in rete contro il premier

Claudia Passa

da Roma

Pochi minuti per tornare a minacciare l’Italia. Nel giorno in cui sono sembrate crollare le ultime cautele a proposito della matrice islamica delle bombe londinesi, un nuovo messaggio online, immediatamente rimosso, ha puntato il dito verso il nostro Paese. «Berlusconi non ha ancora pagato il suo conto - ha scritto ieri sul forum del sito Islah400.org il sedicente “combattente fratello e professore Louis Atiat Allah“ -. Vorrei dare l’esempio di ciò che è successo quando i Mujaheddin hanno rapito quattro italiani e hanno richiesto che Berlusconi chiedesse scusa per le offese nei confronti dell’Islam e dei musulmani». «Questo è un vecchio conto», proseguiva il messaggio sul portale del Movimento islamico per la riforma, un gruppo d’opposizione saudita con base a Londra e guidato da Saad Rashid al-Faqih, che sarebbe anche il gestore - sospettato dagli Usa di legami con Al Qaeda - del sito elqal3ah.com sul quale ieri era apparsa la presunta rivendicazione della strage londinese, nella quale venivano minacciate Italia e Danimarca.
«Gli iracheni hanno deciso adesso di parlare a nome dell’Islam e dei musulmani - terminava il messaggio - per costringere Berlusconi a pagare i debiti di sangue del suo popolo. Questa è una vicenda che conferma che la guerra è storica e che gli iracheni stanno regolando molti conti. E il più semplice è il loro conto con la gente feroce che è venuta assieme agli americani in Iraq per trarre profitto». Poco dopo, al posto della fatwa telematica si leggeva: «Il messaggio che state cercando non esiste. Tutti i messaggi che violano le regole di questo forum verranno rimossi, soprattutto quelli che incitano all’odio e alla violenza». Una postilla che voleva essere rassicurante, ma che non ha sortito l’effetto sperato nel giorno in cui l’intelligence ha continuato a vagliare, seppur con molta cautela e qualche scetticismo, la rivendicazione di giovedì.
Gli allarmi degli 007 nel nostro Paese, comunque, non modificano un quadro di allerta che dall’11 settembre 2001 - e maggiormente dopo l’intervento in Irak e la strage di Madrid - è andato lievitando, raggiungendo un picco di forte attenzione da parte dei Servizi di intelligence in occasione della morte e del funerale di Giovanni Paolo II. L’atteggiamento da parte dei responsabili della sicurezza viene definito di «ragionevole preoccupazione», anche se - precisa una fonte investigativa - «questa non è una novità».

Che l’Italia possa essere nel mirino lo testimoniano, oltre alle ripetute minacce di gruppi e gruppuscoli collegati al network di Osama, gli oltre 75 accoliti dell’Islam radicale e/o presunti terroristi arrestati nei nostri confini in meno di due anni, nonché la fitta mappatura di contatti fra le cellule dormienti inglesi legate agli attentatori dell’11 marzo 2004 e alcuni centri culturali islamici attivi in Italia e già sospettati di fornire supporto logistico per il reclutamento e la permanenza in sonno degli aspiranti martiri made in Europe.
L’allarme cresce ma non inizia da oggi, dunque. La novità è che dopo New York, dopo Madrid, dopo Londra, adesso Roma sente attorno a sé la morsa di un cappio sempre più stretto.

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