Pietrangelo Buttafuoco è amico di Roberto Saviano. Quanto invece non lo sia di Fabio Fazio lo si è capito leggendo la sua «Fenomenologia di un presentatore: il Signor F», pubblicata nell’ultimo Panorama , nella quale ha applicato le categorie che Umberto Eco usò per Mike Bongiorno al conduttore di Vieni via con me. Dopo l’invito a Fini e Bersani, l’autore di Le uova del drago e Fimmini aggiorna la sua critica.
«Vieni via con me» è un programma di approfondimento culturale?
«Di culturalismo».
Che sarebbe?
«La pretesa della mezza calzetta di atteggiarsi a acculturato. Il culturalismo è un vezzo tipico della sinistrina».
E la cultura?
«Se la fai non la enunci».
Qui fa da giustificazione per invitare Fini e Bersani.
«Escamotage. Trovatine. Da che mondo è mondo a sinistra sono bravissimi a orchestrare gli affarucci loro.
Che tempo che fa potrebbe essere un programma di meteorologia. Detto questo, tanto di cappello...».
In che senso?
«Nel senso che a destra dovrebbero imparare. Cioè: non è che quelli di destra non lo fanno perché sono leali. Ma perché sono idioti. E politicamente, e culturalmente. E, dunque, anche televisivamente. Non riescono a fare una trasmissione che incida nel dibattito. I politici del Pdl sono ancora convinti che più tempo stanno nei telegiornali, più determinano le svolte. Invece, mezzo minuto di Fazio e dieci secondi di Santoro cancellano dieci ore di dichiarazioni di Bonaiuti».
Invitare anche Bossi e Berlusconi sarebbe...
«Un colpo di genio. Anzi, mi permetto un suggerimento agli autori. Se Fazio fosse coraggioso - e Berlusconi ancora spiritoso - dopo i trentadue modi per insultare un omosessuale letti da Vendola, dovrebbe chiedere al premier di presentarsi con i cinquanta insulti che gli sono stati applicati. Berluskaiser, Berluskaz, Al Papppone, Nano, Banana e via elencando...
» .
Persino Garimberti ha detto che il pluralismo si fa aggiungendo voci e non sottraendone...
«Per allargare gli inviti serve coraggio. Fazio non riesce a confrontarsi con chi sta fuori dalla sua parrocchia » .
L’operazione qual è?
«Una grande paraculata tipica di un bravo parroco che organizza lo spettacolino all’interno del proprio oratorio».
Lei ha applicato la «Fenomenologia di Mike Bongiorno» a Fazio.
«Perché entra perfettamente nello schema di Umberto Eco. Il culturalismo evolve: ai tempi di Mike bisognava sapere l’altezza dell’Everest.
Ora che cosa contiene l’ultimo libro del priore di Bose, Enzo Bianchi».
Edmondo Berselli scrisse che «lo studio di Che tempo che fa è santuario e cenacolo dei ceti medi riflessivi».
«L’egemonia culturale della sinistra nacque da una generazione che, avendo avuto professori di destra, diventò di sinistra. L’ulteriore tassello conformista è fatto da gente come Fazio che, avendo avuto prof di sinistra, è di sinistra. Immune da qualsiasi istinto di disubbidienza» .
Per ora «Vieni via con me» sembra un «Rockpolitik» senza Celentano...
«Ci andrà, ci andrà. Dipende dagli accordi che farà sua moglie » .
Non ne sarei così sicuro. Saviano aveva bisogno di uscire da «Gomorra»...
«Tutto doveva fare tranne cadere in questa trappola. È diventato una figurina tra tante, un vuoto retorico là dove la sua forza doveva essere solo verità, eversiva perfino, ma verità. Con la sua faccia passa questo messaggio: che Falcone è stato ammazzato da Berlusconi. Ora, danni ne ha fatti, ma non si può caricarlo di tutti i pregiudizi ideologici dell’epoca. Se aveva voglia di fare tv, Saviano poteva farla da solo. E non certo a Raitre, dove c’è il salvagente del paraculismo ideologico».
Quando dice i motivi per lasciare l’Italia, Fazio è credibile come uomo da tv civile?
«Tecnicamente è una mosca cocchiera: si mette sulle spalle dei mostri sacri, Benigni, Celentano, Saviano, Carla Bruni, e orchestra l’epifania di sé vicino a loro. Per cancellare l’effetto Fazio non c’è che una strada: lanciarne uno peggio di lui. E siccome la destra al mercato del peggio eccelle, potrebbe trovare subito la soluzione».
Lei il nome ce l’ha già?
«Ho quello per la trasmissione:
Andate via con lui ...
Comunque vorrei fare una postilla... ».
Prego.
«Mi auguro che Saviano non legga questa intervista come una macchinazione del fango. Perché sono dalla sua parte. Per dirla con Gianfranco Fini, che è un uomo di raffinata cultura, “Amicus Plato sed magis amica veritas” (Mi è amico Platone ma mi è più amica la verità)».
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