da Milano
Appello della siderurgia italiana al nuovo governo: occorrono urgenti e importanti modifiche alla proposta presentata nel gennaio scorso dalla Commissione Ue che in sostanza impone allindustria, italiana ed europea, unulteriore riduzione delle emissioni di Co2 al 2012. La riduzione ipotizzata è pari a meno 21% rispetto al 2005, il che significa per il settore siderurgico una riduzione di oltre il 50% rispetto al 1990. Federacciai, quindi, chiede un intervento autorevole al governo appena insediato.
«Se dovesse passare questa proposta - ha detto il presidente di Federacciai, Giuseppe Pasini - e in assenza di soluzioni tecnologiche al momento percorribili, per il settore siderurgico ci sarebbe, già a partire dal 2013, la necessità di acquisto sul mercato di tutte le quote necessarie anche solo per mantenere gli attuali livelli produttivi». La siderurgia è uno dei settori industriali strategici nel panorama nazionale: l'Italia si conferma stabilmente come il secondo produttore europeo dietro la Germania con una quota di acciaio nel 2007 di 31,7 milioni di tonnellate facendo registrare una crescita superiore alla media europea, con incrementi di produzione pari a oltre il 18% solo negli ultimi quattro anni.
Il settore è esposto a una sempre più spietata concorrenza internazionale e i suoi prodotti competono su un mercato sempre più globalizzato (la Cina contribuisce da sola al 36% della produzione mondiale). Le aziende italiane sono da tempo impegnate, e con successo, a ridurre limpatto ambientale attraverso l'applicazione delle migliori tecnologie disponibili con investimenti che hanno superato complessivamente il miliardo di euro solo negli ultimi cinque anni.
Lindustria siderurgica, quindi, è pienamente consapevole dell'importanza della lotta mondiale ai cambiamenti climatici e condivide l'impegno della Ue nel contesto internazionale per la riduzione globale delle emissioni di gas serra. Ma, dicono in Federacciai, «è insostenibile e impraticabile dover abbattere un altro 21% da qui al 2012».
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