Una figlia d’arte all’opposto di papà

Francis Ford Coppola, regista del Padrino e di Apocalypse Now, va a trovare la figlia sul set del suo primo film Il giardino delle vergini suicide. Sa che uno dei pericoli maggiori per un cineasta è la mancanza di libertà per cui ha deciso di diventare uno dei produttori. Durante la visita sul set suggerisce alla figlia di usare maggiormente il diaframma quando grida «Azione!». Sofia gli risponde: «Ok, ma ora puoi andare».
«Il fatto è che lo stile zen della ragazza - commenta Maria Francesca Genovese - non potrebbe essere più lontano dalla magniloquenza barocca del padre. Nonostante questo è Francis Ford la ragione per cui Sofia ama il cinema».
«Sofia Coppola, Un’icona di stile» è la sua opera prima, edita da Le Mani e distribuita da Feltrinelli nel settore cinema e Dvd. Il libro è un inedito, è la prima monografia su Sofia in campo internazionale, per cui ha attinto ad informazioni su Internet e non facili da scovare, ad una bibliografia cartacea ridotta ed è anche un tuffo nella musica americana d’avanguardia; offre, in sezioni separate: la filmografia, i premi attribuiti alla regista, le colonne sonore, la bibliografia, gli indirizzi web specializzati in cinema.
L’entusiasmo dell’editore Francangelo Scapolla per la novità dell’opera lo ha indotto a chiedere una prefazione a Barbara Palombelli. «Questo libro è dedicato a noi - scrive Barbara -. Noi che siamo pazze (e pazzi) per Sofia. Per i suoi film che sono la sua vita. Per suo padre che tutti vorremmo come padre, fratello, cugino, amico, vicino di casa, fidanzato (anche ex)». Senza conoscere di persona Maria Francesca, ha centrato ciò che l’ha spinta ad occuparsi di Sofia: «Nelle sue protagoniste femminili ritrovo tutti i problemi e i sogni delle giovani donne di oggi». «Ciascuna con le sue normali e in/comprensibili follie». «Nessuna come Sofia ha saputo entrare ed uscire con tanta grazia dall’animo femminile» sono frasi della prefazione, in perfetta sintonia con questo sentire dell’autrice.
Insegnante di materie letterarie alla scuola superiore, giornalista e critica cinematografica, Maria Francesca si è formata nella piccola redazione che il direttore, don Silvio Grilli, ha allevato a Il Cittadino, settimanale cattolico diocesano. È stata volontaria in Jugoslavia dopo la devastazione della guerra; appassionata di cinematografia, da anni non si perde la Mostra del Cinema a Venezia e tiene conferenze presso la Stanza del Cinema di Palazzo Ducale.


Nel libro non dà giudizi ma con nitida scrittura scandaglia i film della regista: dal cortometraggio Lick the Star (1998) a The virgin suicides (1999 - influenzato, nel tema della morte giovane, dal tragico incidente occorso al fratello Giancarlo), a Lost in traslation (2003, L’amore tradotto, successo mondiale), a Marie Antoinette del 2006. Di Maria Antonietta, regina di Francia, giustiziata durante la Rivoluzione francese, il film racconta la solitudine, l’isolamento dorato dalla realtà, l’invidia delle altre donne e i tradimenti di Luigi XVI.

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