Finanziaria massimalista, italiani sepolti da un uragano di tasse

Ormai lo sanno anche i bambini: per aumentare il gettito fiscale occorre ridurre le imposte, il loro numero e la loro entità. Concordano, su questo principio, i più accreditati economisti italiani e stranieri. Gli unici che paiono non conoscere questa reraltà sono i rappresentanti di questo governo. Non è servito a far cambiare loro idea il declassamento dell’Italia, dopo aver preso visione della Finanziaria, da parte di due importanti agenzie di rating. Non sono bastate le rampogne di Confindustria, né sono bastate le levate di scudi dei lavoratori autonomi o il pianto a dirotto degli enti locali. Il governo procede imperterrito lungo la sua strada difendendo a spada tratta la sua creatura. Reputo quindi una curiosità legittima il domandarsi quale sia la vera motivazione che spinge questo governo ad affliggere gli italiani seppellendoli in uragani di tasse. Una risposta potrebbe essere quella che i nostalgici del comunismo ritengono che la funzione dello Stato sia quella di «riequilibratore sociale».

Ovvero tagliare al ricco per dare al povero. Ecco quindi che il governo si preoccupa di sfilare dalle tasche dei cittadini quanto più denaro possibile senza curarsi di ciò che accadrà in seguito e che è facile prevedere.

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