RomaIl passaggio della Finanziaria 2010 alla commissione Bilancio della Camera non è stato indolore. Il maxi-emendamento del relatore Massimo Corsaro ha praticamente riscritto l’intero testo e ne ha modificato anche il saldo netto da finanziare, salito a 8,9 miliardi. Non si tratta solo di nuove risorse, ma anche di fondi rimodulabili. Non si può, tuttavia, affermare che a Montecitorio sia stata preservata l’impostazione light del ministro dell’Economia Giulio Tremonti.
Ora il testo della manovra è composto da un articolo che contiene 250 commi. Ma non tutti i provvedimenti attesi hanno trovato una piena conferma. Ad esempio sono «saltati» gli sgravi per le banche che hanno aderito alla moratoria sul credito alle pmi, così come non hanno trovato spazio i 300 milioni per le utility che hanno subìto perdite a causa della restituzione degli aiuti di Stato dall’Ue. No anche agli ulteriori rimborsi per gli azionisti e gli obbligazionisti Alitalia.
Confermata, invece, la Banca per il Mezzogiorno voluta dal titolare del Tesoro ma con una piccola variante: le banche di credito cooperativo potranno emettere azioni di finanziamento dell’istituto solo se avranno aderito al capitale.
Analogamente sono stati messi nero su bianco gli stanziamenti di 854 milioni di euro dedicati alle imprese impegnate nella ricerca l’anno prossimo. Aumentato a 760 milioni il rimborso 2009 ai Comuni per il mancato introito dell’Ici sulla prima casa. Dal 2010 le missioni internazionali di pace potranno contare su una dotazione di 750 milioni. Oltre un miliardo nel triennio 2010-2012 è stato destinato alle nuove assunzioni di Polizia e Vigili del Fuoco.
Le misure più importanti evidenziano come sia stata compiuta una scelta «politica» nella ripartizione delle risorse. Un’ulteriore conferma giunge dalla scelta di inserire nel testo il decreto legge per il taglio del 20% degli acconti Irpef. E altrettanto «politica» è stata la nuova scansione del gettito atteso dallo scudo fiscale. Nel complesso, degli oltre 3 miliardi previsti sono state diminuite le dotazioni per agricoltura (da 250 a 100 milioni) e quelle per i microinterventi (da 1,3 miliardi a 571 milioni), mentre sono stati confermati i 571 milioni per l’università e i 130 milioni per le scuole private.
E proprio i 571 milioni destinati a un complesso di piccole spese sono stati oggetto della critica del presidente della commissione Bilancio, il leghista Giancarlo Giorgetti, che ha invitato a riformulare le tabelle «affinché il Parlamento possa esprimersi».
In fondo, il tiramolla che ha caratterizzato il lungo iter alla Camera è stato incentrato proprio sul recupero delle prerogative dei deputati nei confronti del governo. Per cui si può trovare tutto e il suo contrario: taglio del 20% dei consiglieri comunali e nuove risorse per le Authority. Un miliardo per le Regioni in deficit sanitario e meno soldi al Servizio sanitario nazionale con la conseguenza che gli enti locali in rosso potranno aumentare le addizionali Irap e Irpef. Trovati i 600 milioni per Roma Capitale, mentre il Demanio potrà vendere a trattativa privata gli immobili che valgono meno di 400mila euro. Fissato un tetto per i sostegni all’editoria ma garantiti 50 milioni per le tv locali. «Scontentati» allo stesso modo due importanti ministri: no alla dotazione per l’agenzia del nucleare prevista da Scajola e no alla modifica di Basilea 2 sponsorizzata da Tremonti.
Le votazioni in commissione Bilancio inizieranno questa sera alle 20, ma non sono esclusi nuovi colpi di scena considerando la sponda che il presidente della Camera Fini sta offrendo alle opposizioni.
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