Finisce un’era: nasce la Fiat del futuro
22 Luglio 2010 - 11:15Varato lo scorporo del settore auto, che si prepara ad aumentare il capitale: il nuovo gruppo non sarà più degli Agnelli, ma diventerà una multinazionale con un ruolo dominante per i manager
Lo scorporo di Fiat Auto dal gruppo Fiat è una svolta storica, perché comporta che la dinastia degli Agnelli, che ha avuto due grandi monarchi, Giovanni dalla fondazione nel 1899 agli anni della seconda guerra mondiale; e Gianni dalla seconda metà degli anni 60 al 2000, non si identificherà più con l’automobile in Italia. E la Fiat, perdendo il settore auto, che diventerà, man mano, una multinazionale, non sarà più il principale imprenditore italiano, per numero di addetti e di fatturato. Inoltre Torino non sarà più la sede di una monarchia industriale, anche se rimarrà la sede centrale di Fiat auto, con il suo cervello tecnologico e la sua tradizione di impresa del made in Italy. Con i pregi e anche i limiti che la specializzazione della Fiat nelle auto piccole e medie e sportive ad alto rendimento energetico può comportare. Ma con l’integrazione con Chrysler specializzata nelle vetture maggiori e in quelle a quattro ruote motrici. La ragione per cui, sia pure in modo graduale, avverrà la riduzione del ruolo degli Agnelli nell’automobile è che la ragione primaria dello scorporo è quella di effettuare un cospicuo aumento di capitale, necessario per rilanciare Fiat auto sul mercato mondiale, in collegamento con Chrysler. Quello di Fiat auto, quindi, sarà per sua natura un gruppo multinazionale, con capitale non solo italiano. Man mano la quota dell’accomandita, che costituisce la cassaforte con cui la famiglia Agnelli controlla il gruppo Fiat attuale, diminuirà in Fiat auto. E differirà da quella che essa manterrà nel resto del gruppo Fiat, in gran parte costituito dal settore della robotica e da quello delle macchine per l’edilizia e per l’agricoltura, che ha quasi tutte le sue aziende fuori dall’Italia. Mentre questa parte del gruppo non ha bisogno di grandi iniezioni di denaro fresco, non vale lo stesso per il gruppo automobilistico che ha invece bisogno di molto nuovo capitale. Innanzitutto perché in esso l’apporto dell’autofinanziamento è esiguo, dati i bilanci in rosso del passato. Inoltre si rendono necessarie iniezioni di nuovo capitale proprio per ridurre il finanziamento mediante indebitamento, attualmente troppo elevato. Infine, bisogna fare importanti investimenti nel rinnovo degli impianti e nei nuovi modelli di autovetture e per le spese di ricerca. Fra le quali campeggiano quelle per le auto che non usano benzina, gasolio, metano, ma altre risorse energetiche. Il gruppo Fiat auto diventerà sempre più una multinazionale a guida manageriale. E il ruolo di Sergio Marchionne e della sua tecnostruttura diventa sempre più importante. Lo scorporo di Fiat auto è un grosso vantaggio per la famiglia degli Agnelli, eredi del fondatore Giovanni nato nel 1866, che ormai ha superato le tre generazioni. E, pur fra varie vicende, alcune delle quali tragiche, conta un centinaio di membri. Molti di loro sono interessati soprattutto al dividendo, non sono contenti di doversi addossare il rischio del bilancio in rosso dell’auto e l’onere degli aumenti di capitale per il rilancio. Ma questo scorporo è un grosso vantaggio anche per l’economia italiana, dato che Fiat auto senza l’internazionalizzazione e gli aumenti di capitale a ciò connessi non è in grado di reggere la sfida delle grandi case automobilistiche. Il mercato europeo dell’auto è sovra saturo. E pertanto solo con la proiezione verso la parte orientale dell’Europa, verso l’Asia e verso il Sud America, è possibile per la Fiat sopravvivere e prosperare e solo l’unione con la Chrysler le consente di operare su tutta la gamma dei prodotti. Il ruolo dei manager del gruppo Fiat auto, con Sergio Marchionne al vertice, diventerà dominante. E gli azionisti di controllo non saranno costituiti da una singola famiglia, saranno tanti di diversa natura. E neppure si deve pensare a una analogia fra la Fiat auto guidata da Marchionne e quella di Valletta. Valletta infatti era un manager che rispondeva ad una famiglia proprietaria. Ed era incardinato nella vita economica e politica italiana e torinese. Marchionne ha rescisso i legami assistenzialistici con il governo italiano. Non segue e non pratica i giochi della politica. È una nuova epoca, quella del passaggio della Fiat dal regime del capitalismo padronale e del capitalismo assistito a quello del post capitalismo liberale.
E anche il sindacato politicizzato e i partiti ci si dovranno adattare.