Franco Lippi

Nato a Grotti, vicino a Siena, verso il 1211, era un pessimo soggetto. Infingardo, rissoso e debosciato, quando rimase orfano divenne anche violento. Finì che ci scappò il morto e il Lippi, accusato di omicidio, fu braccato dalla legge. Allora si diede alla macchia, dove non trovò di meglio che unirsi a una banda di malfattori. Seguirono anni di rapine, ricatti, furti e fughe precipitose con le guardie alle calcagna. Aveva sui cinquant’anni quando divenne improvvisamente cieco. Lo choc per lui fu tale da indurlo a profondissima resipiscenza. Trovò un prete che lo confessò e gli diede come penitenza il pellegrinaggio a Compostella. Nel santuario guarì miracolosamente. Per riconoscenza, andò scalzo fino a Roma. Un giorno, mentre pregava in una chiesa carmelitana, gli apparve la Madonna e gli disse di darsi a pubblica penitenza. Il Lippi allora vestì di sacco e si mise a girare per le città flagellandosi. Verso i sessantacinque anni provò a entrare nei carmelitani ma questi, non troppo convinti, si presero cinque anni di tempo per pensarci. Magari, data la durata media della vita a quel tempo, ritenevano che il postulante non sarebbe campato così a lungo. Invece quello, alla scadenza, si ripresentò. Ormai la sua cattiva reputazione in pochi la ricordavano, mentre in tanti conoscevano l’asceta auto flagellante.

Così, lo accolsero come semplice fratello laico e in tale veste durò, addirittura, altri dieci anni. E furono dieci anni di edificazione per i carmelitani del convento di Siena, dove ancora si conservano gli strumenti di penitenza che usava. Morì da santo nel 1291.

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