«Mi auguro che la riforma dell'Università sia approvata entro l'estate». Questo l'auspicio del ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, subito dopo il suo intervento alla Commissione Istruzione del Senato, che sta esaminando il disegno di legge di riforma dell'Università. «Credo ci siano i tempi per approvare la riforma entro la fine di aprile in aula al Senato, per poi passare alla Camera e quindi poter chiudere, tra fine giugno e i primi di luglio», assicura il ministro.
L'iter della riforma dunque dovrebbe esser piuttosto veloce anche se l'opposizione ed in particolare il Partito Democratico si dicono pronti ad alzare le barricate. Se dalla sinistra dovessero arrivare proposte costruttive di cambiamento non ci sarà da parte dell'esecutivo un atteggiamento di chiusura ma, ovviamente, non c'è disponibilità a stravolgere l'impianto della riforma.
«Il Governo è disponibile a migliorare il testo della riforma dell'Università ma non ad annacquarlo», precisa il ministro, soprattutto nella parte che vuole colpire i privilegi.
«Quello che dobbiamo evitare è di dare ascolto ai baroni, di dare ascolto alle richieste che non vanno nella direzione di rendere ancora più riformista il ddl, ma che vorrebbero passi indietro -spiega la Gelmini- Mi auguro che il Parlamento non faccia passi indietro, ma, al contrario, rafforzi l'aspetto riformista del disegno di legge. Vorrei che ci fosse davvero una concorrenza virtuosa nel rendere il migliore possibile questo ddl ma con un grande coraggio per cambiare non per mantenere lo status quo, non per aumentare l'età pensionabile dei professori, non per aumentare il numero dei mandati dei rettori».
Quali sono i punti qualificanti di questa riforma? Il ministro sottolinea in particolare il valore che viene attribuito alla «trasparenza» soprattutto dei bilanci e anche alla spinta verso «un forte ricambio generazionale». La riforma punta a promuovere «una gestione efficiente delle risorse unitamente a un miglioramento della qualità, della didattica e dell'offerta universitaria. E questo passa da un governo degli atenei con responsabilità distinte e chiare, da un reclutamento che punti davvero sui giovani, che apra gli atenei alle giovani generazioni».
Giuseppe Valditara (Pdl), relatore del provvedimento, osserva che con il ddl accanto ad una maggiore autonomia si attribuiscono agli atenei anche maggiori responsabilità. Il ddl però, aggiunge Valditara, «va semplificato in alcuni passaggi dove c'è un appesantimento burocratico eccessivo», in particolare nella parte che riguarda le norme sui concorsi per accelerare le procedure di reclutamento dei docenti. Per Valditara poi occorre «garantire un equilibrio dei poteri tra un forte consiglio di amministrazione e un autorevole Senato accademico» e ancora «valutare i risultati della ricerca e definire in modo preciso gli impegni didattici dei docenti». Valditara infine riconosce che al momento si sta lavorando in un clima di collaborazione anche con l'opposizione.
Il provvedimento potrebbe arrivare in aula dopo Pasqua.
Resta critica però l'opposizione che comunque accusa la Gelmini di scarsa disponibilità al dialogo.
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