di Oscar Grazioli
C'è chi li trova stecchiti in un angolo del balcone di un appartamento di città esposto a nord. E sono colombi torraioli, tortore dal collare e uccelli di minori dimensioni, cui non si è mai fatto caso. C'è chi li trova nel giardino della villa, vicino alla fontanella ghiacciata, macchie rosse e gialle sulla crosta di neve, le sottili zampe irrigidite come qualcuno le avesse ingessate. E sono pettirossi, cinciallegre, fringuelli e altri piccoli uccelli di cui, anche chi li ha vicino a casa, ignora il nome e il canto che riempie l'alba in primavera ed estate. C'è chi li trova nella vecchia stalla, dove arnesi e ciarpame vario fanno bella mostra di sé. E sono falchi, civette, gufi che, addossati al muro in mezzo alla paglia, tentano un vano compromesso tra la fuga e il dolore di ali spezzate. C'è chi, abitando in campagna, li incontra vicino ai corsi d'acqua ghiacciati, grandi stracci bianchi o grigi, stesi sul manto ghiacciato. E sono aironi dalle lunghe ali, il guardabuoi, i cenerini, il grande airone bianco. È allarme in tutta l'Italia, interessata da questa lunga e inusuale ondata di maltempo. La morsa del gelo, che attanaglia parte della nazione, sta facendo danni incalcolabili sugli uccelli che sono tra i più esposti all'ipotermia, alla denutrizione e agli incidenti traumatici. I centri di recupero della Lipu e quelli di volontari privati sono sommersi di richieste. In solo due giorni al centro Lipu di Padova hanno ricoverato una dozzina di civette, un numero spropositato in un inverno normale. A Livorno sono arrivati i bianchi aironi guardabuoi, mentre a Bologna volontari e semplici cittadini hanno stropicciato gli occhi, non per il freddo, ma per avere soccorso, a due passi dalle Torri, beccacce e quaglie selvatiche, uccelli che normalmente se ne stanno nel fitto del bosco o in volo per forre e prati. Questa volta sono rimasti sorpresi anche loro. Avevano passato un inverno anomalo, con temperature natalizie non lontane da quelle primaverili. Le coppie si erano formate anzitempo e i voli prenuziali erano già cominciati in mezzo a una natura che sembrava avere già passato l'inverno e mostrare la rinascita di primavera. Hanno speso troppe energie e, quando improvvisa come una frustata, è arrivata l'aria gelida siberiana, sono rimasti nella trappola che a volte la natura si diverte a costruire. Ognuno di noi, però con semplici ed economici mezzi, può salvare migliaia di questi uccelli. Per chi ha casa in città, basta spargere sui davanzali frutta secca tritata e passata nel burro o nel lardo, alimento molto gradito dai piccoli insettivori. Eccellenti anche i pandori burrosi avanzati da Natale. Lasciate perdere il pane. Sazia ma non nutre pettirossi, cince e fringuelli. In questi giorni hanno bisogno di roba grassa, con molte calorie. Per chi sta in campagna, invece di gettare nei cassonetti pezzi di pollo o carni avanzate dalla cucina, metterli a disposizione di aironi e trampolieri vicino ai corsi d'acqua.
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