Il geniale piantagrane che coltivò la pace

Fu un personaggio assai bizzarro. A 13 anni sposò una coetanea. A 18 cominciò a fare figli. Ne ebbe quattro, tutti maschi. A 36 anni si votò alla castità. L’anno dopo, e per quattro anni di fila, si astenne dalla lettura dei quotidiani perché il suo spirito era già troppo inquieto per sopportare anche il caos del mondo. Poi, decise di consacrare al silenzio un giorno la settimana. Per concludere, ogni due per tre ne tirava fuori una.
Senza essere cristiano si ispirava agli scritti mistici dello scrittore russo Leone Tolstòj, che nell’ultima fase della vita aveva abbracciato una sorta di anarchismo evangelico. Da lui, che aveva creato una confraternita rurale nella tenuta di famiglia di Jasnaja Poljana, trasse l’idea di una propria comunità. Acquistò dei terreni a Phoenix, negli Stati Uniti, e vi riunì i seguaci. Distribuì un ettaro di terra a ciascuno e stabilì che tutti avrebbero dovuto mantenersi con il proprio lavoro. Ne scaturì un’organizzazione che anticipava il kibbutz israeliano.
Queste e altre stranezze del Nostro non corrispondevano alle premesse della sua vita. Apparteneva infatti a una famiglia altolocata che lo aveva destinato alle professioni borghesi. Il padre era stato primo ministro del Principato e la madre - quarta moglie del politico - apparteneva a una schiatta di buon lignaggio. Il ceppo paterno non era tuttavia aristocratico. Gli avi avevano esercitato un piccolo commercio di spezie e si erano socialmente affermati con l’andare delle generazioni. Tracce delle origini mercantili si erano però mantenute nel cognome del Nostro che, tradotto in italiano, suonerebbe a un di presso come «Droghiere».
A 19 anni, il giovanotto fu inviato a Londra per studiare Legge. Laureato, fu ammesso all’Ordine degli avvocati britannico e cominciò a esercitare. Fece il possibile per integrarsi e diventare un gentleman. Ma la città lo respinse. E per la più brutale delle ragioni: quella razziale.
Il Nostro, sdegnato, lasciò l’Inghilterra. Continuando però ad aggirarsi nel mondo del Commonwealht, che era il suo, incappò in disavventure dello stesso tipo. A Pietermaritzburg gli fu impedito di salire sul treno in prima classe, nonostante ne avesse il biglietto, perché il vagone era riservato ai bianchi. Rifiutò di andare in terza come gli veniva ingiunto, fece una clamorosa scenata e la polizia ne annotò le generalità. A Johannesburg, per le stesse ragioni, non trovò un solo albergo che gli affittasse una stanza. Piantò una grana sesquipedale e la polizia aprì un fascicolo a suo nome. Ribellandosi puntualmente a ogni angheria, il Nostro divenne un habitué dei commissariati. Finché, dopo l’ennesima manifestazione di protesta nella quale aveva coinvolti anche una turba di connazionali, fu condannato a due anni di carcere.
Quella contro la discriminazione razziale fu la prima delle sue lotte. L’altra, alla quale dedicò la maturità, fu la battaglia per l’indipendenza del suo popolo. La fece nel suo stile, più da leguleio che da uomo d’armi. Il nemico era sempre l’Inghilterra colonialista che subissava i Dominions di divieti e imposte. Nel 1930 - come se fosse ancora ai tempi dei Tudor -, il governo di Sua Maestà introdusse la tassa sul sale. Il Nostro replicò con la Marcia del Sale. Alla testa di una schiera di studenti, partendo dall’entroterra, si avviò verso il mare in un viaggio a piedi che durò un mese. Man mano che attraversava villaggi, si univano altri manifestanti. Decine di migliaia raggiunsero così l’oceano e qui si procurarono il sale con le proprie mani eludendo il balzello che gravava su quello in commercio.
Oltre allo sciopero di queste e altre imposte, il Nostro organizzò il boicottaggio delle merci inglesi. In particolare delle stoffe, con l’obiettivo di mettere in crisi l’industria tessile britannica. Chiese a tutti i connazionali di farsi i vestiti in casa e alle donne, che volle coinvolgere nella protesta per sottrarle a una secolare sottomissione, di procurarsi dei filatoi per tessere personalmente i tessuti. I danni che procurò all’economia inglese e l’irrequietezza che seminò nella colonia gli valsero quattro anni di carcere. Ma alla fine ottenne l’indipendenza senza sparare un colpo.
Un giorno del suo settantottesimo anno, gli si parò davanti un tale Godse.

Si inchinò tre volte davanti a lui e gli scaricò addosso una rivoltella, uccidendolo. L’assassino fu preso e giustiziato. Fu questo il solo uomo che morì per causa del Nostro che in vita non aveva mai torto un capello a nessuno.
Chi era?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica